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La corsa all’oro non deve nascondere la realtà

Creato il 05 agosto 2012 da Olimpiazzurra Federicomilitello @olimpiazzurra

Sembra di essere tornati ai tempi del Selvaggio West, quando i pionieri si avventuravano verso l’Ovest in cerca della pepita che avrebbe cambiato la vita. Metaforicamente la situazione attuale dell’Italia alle Olimpiadi di Londra 2012 è molto simile: vincere più ori possibile per raggiungere l’obiettivo dichiarato della vigilia, ovvero entrare fra le prime 10 del medagliere. Attualmente abbiamo conquistato 6 allori del metallo più pregiato, ne servirebbero altri 3-4 per poter dormire sonni quasi tranquilli sotto questo punto di vista: impresa oggettivamente ardua, ma non così irrealizzabile.

Anche se il numero di ori alla fine si rivelerà superiore a quello di Pechino 2008 e ci consentirà di mantenerci nell’elite planetaria, è bene sottolineare come questa edizione dei Giochi si stia rivelando come una delle più deludenti dell’ultimo ventennio, di sicuro la più scricchiolante. 7 della 14 medaglie sin qui conseguite, ovvero il 50%, sono giunte dalla scherma: un dato da non sottovalutare, perché questa nobile ed antica disciplina troppo spesso nasconde delle crepe decisamente ampie di un movimento obsoleto e poco incline ai cambiamenti.

Pesa la totale mancanza di competitività italica in diversi settori come nuoto, atletica (indipendentemente da quel che potrà fare Alex Schwazer), ciclismo su pista, sollevamento pesi e canottaggio, tutti sport dove vi sono numerosi titoli in palio e che determinano in maniera decisiva l’esito di una spedizione a cinque cerchi. Nazioni come Corea del Nord, Kazakistan e Gran Bretagna lo hanno capito, lo si evince dal medagliere.

Troppe, inoltre, si sono rivelate le controprestazioni degli atleti più attesi, per non parlare dell’ultima e sfortunatissima apparizione di Tania Cagnotto. L’impressione è che ci siamo presentati a Londra troppo spuntati, troppo dipendenti da atleti sì forti, ma non così affidabili caratterialmente nel momento clou di un quadriennio. Spesso l’approccio alle competizioni dei nostri atleti non ci è sembrato adeguato, quasi che non realizzassero che l’Olimpiade possiede quel quid in più rispetto a qualsiasi altra manifestazione.

Forse vinceremo altri ori e tra le prime 10 riusciremo ad inserirci, ma se i nostri dirigenti parleranno di successo, non faranno altro che mettere fumo negli occhi agli appassionati, nascondendo la realtà di un rendimento in palese calo rispetto al recente passato e con uno sport italiano tormentato da troppe contraddizioni, cui non si intravede la volontà di porre rimedio.

Nel Selvaggio West in tanti cercavano fortuna con l’oro, ma poi la maggior parte la facevano coltivando la terra ed allevando il bestiame. La corsa all’oro entusiasma, ma in fin dei conti altro non è se non una effimera illusione di mezza estate.

 

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OA | Federico Militello

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