Ho come l’impressione che questo sia un libro indirizzato a chi… non è abituato a leggere.
Paragrafi cortissimi, schede di “approfondimento” (quasi epidermico), uso del grassetto, foto sparse dall’inizio alla fine… tutti elementi che possono attirare chi non è abituato a leggere testi a “pagina piena”, insomma. Forse è per questo che non mi è piaciuto al 100%?
O forse perché, rispetto ai libri che ho letto negli ultimi mesi sul tema della corsa (Baldini, Duranti, Daniel Fontana) è meno… intimistico? Cioè; Baldini e Fontana portavano la propria esperienza sofferta, ti facevano capire che per ottenere dei risultati bisognava, letteralmente, sudare, ti ricordavano che anche loro sono degli esseri umani con alti e bassi, con vittorie e sconfitte…
Qui è tutto un po’ all’acqua di rose. Sì, ci sono certamente consigli utili (scarpe, vesciche, movimento del bacino, tempo atmosferico, respirazione, ecc…) ma è tutto indirizzato a una corsa che sembra una favoletta, perché deve essere, appunto, dolce.
Bè, signori, per me la corsa non è per niente dolce, non ancora almeno!!