La Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità della cosiddetta Robin Tax, ma solo “pro futuro”, cioè a partire dal giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della sentenza appena depositata. La pubblicazione dovrebbe avvenire oggi stesso.
(trend-online.com)
La cosiddetta Robin Tax è l’addizionale Ires (ossia l’Imposta sul reddito delle società). La “Robin Tax” riguarda le aziende petrolifere ed energetiche, ed è stata istituita con l’articolo 81 del decreto legge 112 del 2008. A sollevare questione di legittimità su questa norma era stata la Commissione tributaria provinciale di Reggio Emilia a seguito del ricorso proposto da una rete di punti vendita di carburanti, Scat Punti vendita spa, contro l’Agenzia Entrate di Reggio Emilia. Nel dettaglio, come spiega il portale web soldiblog.it, la “Robin Tax” è una tassa sulla valorizzazione automatica delle scorte petrolifere in base alla quale i petrolieri sono tenuti a far emergere la plusvalenza realizzata dagli stock comprati a basso prezzo da sottoporre poi all’Ires, ovvero l’imposta proporzionale sul reddito delle società, che risulta così maggiorata. L’aliquota da pagare era stata riportata con una apposita addizionale dal 27 al 33% per le industrie gas e oil, traducendosi in una maggiore tassazione dei ricavi delle aziende del settore.
Le motivazioni che hanno portato la Consulta a dichiarare incostituzionale la “Robin Tax”. La Robin Tax “ha previsto una maggiorazione d’aliquota di una imposizione, qual è l’Ires, che colpisce l’intero reddito dell’impresa” e non i soli “sovra-profitti”, perché manca “un meccanismo che consenta di tassare separatamente e più severamente solo l’eventuale parte di reddito suppletivo connessa alla posizione privilegiata dell’attività esercitata dal contribuente al permanere di una data congiuntura”. E’ questo uno dei principali motivi per cui la Consulta ha dichiarato incostituzionale l’imposta. (ANSA)