La Corte dei Conti bacchetta Masi. Magari la Rai risana il bilancio
Creato il 04 gennaio 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Se l’alba del nuovo anno è questa, alla Rai si preannuncia un 2011 ricco di speranze. Forse l’azienda di Stato riuscirà a sanare il suo bilancio disastrato grazie alla tassazione (non volontaria) dei suoi dirigenti, a partire dal direttore generale. Mauro Masi, che quando viene intervistato da qualche tirapiedi sembra il padreterno capitato lì per caso che non riesce a trattenersi dal rilasciare almeno una dichiarazione, è stato messo sotto la lente d’ingrandimento investigativa della Corte dei Conti in conseguenza di un esposto presentato dal consigliere di amministrazione di minoranza Nino Rizzo Nervo. Facendo parte del Cda, Rizzo Nervo ha avuto modo di leggere le carte riguardanti alcune nomine, alcuni spostamenti strategici all’interno dell’azienda, alcuni prepensionamenti e alcuni siluramenti, e appurare che molti di questi erano stati ottenuti pagando una sorta di pizzo in nome di una presunta, futura “non concorrenza”. I fatti contestati riguardano principalmente due casi, quello della ex conduttrice del Tg1 Angela Buttiglione e del direttore di Radiorai Marcello Del Bosco. Angela Buttiglione, direttore della testata giornalistica regionale fino al 2009, ha potuto godere dello “scivolamento” previsto per i prepensionamenti. Molti diranno che quello è stato un risparmio per la Rai e invece no perché la Buttiglione sarebbe andata comunque in pensione nel 2010. Pur di liberare il posto di direttore di Rai Regione, Masi ha pensato di convincere la giornalista ad accelerare i tempi della sua dipartita (lavorativa) a suon di “euroni” (il salto della “n” è voluto). Così, oltre al previsto premio scivolamento pari a 515mila euro, si è aggiunto un ulteriore bonus di 420mila euro per un : “patto di non concorrenza e obbligo di riservatezza della durata di due anni successivi alla cessazione del rapporto di lavoro”. Il che vuol dire che la Buttiglione per due anni dall’uscita dalla Rai non potrà lavorare né per Mediaset né per La7 e tenere per sé i “segreti” più intimi dell’azienda di stato. Lo stesso trattamento è stato riservato a Marcello Del Bosco il quale ha ottenuto un “premio scivolamento” di 435mila euro e ulteriori 260mila per la solita menata della “non concorrenza”. Ora. La Corte dei Conti, nel rinvio a giudizio del direttore generale, ha definito “discutibile” il senso stesso del patto di non concorrenza pagato con denaro pubblico, ritenendo quindi un danno erariale l’esborso della Rai nei confronti dei due dirigenti. Il bello è che se nell’udienza del 7 aprile Mauro Masi dovesse essere ritenuto colpevole, si troverebbe a dover restituire di tasca propria alla Rai la bellezza di 700mila euro. Ma, sempre nel dispositivo del rinvio, la Corte dei Conti è stata ancora più esplicita, ha scritto infatti: “La decisione del Cda Rai di rimuovere i due giornalisti, senza decidere una ricollocazione adeguata al tipo di incarichi rivestiti in precedenza, implica di per sé l'insussistenza del timore che essi intraprendessero attività concorrenti in grado di danneggiare l'azienda”, per tanto si ritiene “immotivato l’ulteriore esborso di 680mila euro”.Ma come succede a chi si prende gusto di andare a ficcare il naso negli affari degli altri, la Corte dei Conti ha deciso di vederci chiaro anche rispetto alla “nullafacenza stipendiata” di alcuni dirigenti sempre rimossi dal braccio violento di Berlusconi in Rai. Sono spuntati così fuori i nomi di Paolo Ruffini e di Claudio Cappon, sulla cui non-sistemazione a pari livello operata sempre dal Gene Hackman della Rai, la Corte ha deciso di indagare. Sarà una impressione ma se Minzolini dovesse risultare colpevole di sprechi (così come si ventila), le casse della Rai potrebbero avere un sussulto da orgasmo.
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