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La coscienza: e se fosse tutto un’illusione? 1 parte

Da Psychomer
by Maurizio Mazzani on luglio 16, 2012

Cos’ha il cervello da permettere alla mente di essere e funzionare.

E’ proprio nell’essere e nel funzionare della mente, che la “magia” si concretizza in quel qualcosa di sensazionale che chiamiamo esperienza interiore, soggettiva e privata.

Nell’affrontare la questione appare bizzarro, non potendo estraniarci dal nostro oggetto d’indagine, dover prendere atto che la coscienza si trovi proprio ad esplorare se stessa. Di fronte a tal tema sorge spontanea la riflessione sulla consapevolezza di essere consapevoli di ciò che si sta scrivendo sul proprio essere consapevoli, è un gioco di parole che evidenzia la complessità dell’argomento.

La coscienza è ciò che accompagna ogni nostra attività del ragionare, del vedere, del correre, ecc., è il riconoscere il sentimento che accompagna ogni segmento della nostra vita. La coscienza è il senso d’essere, che si delinea ogni qual volta che si ha sentimento nell’espressione di un processo cognitivo specializzato. Cosa avvincente, è che la consapevolezza del nostro Sé concettuale lavora a posteriori, essa riconosce il senso di un dato processo mentale solo dopo che è  avvenuto… “La mente può divenire consapevole solo un tempuscolo dopo che il cervello ha operato “.

La coscienza nascerebbe secondo lo studioso Libet dopo che il cervello sia stato sufficientemente  stimolato, pare che sia necessario un tempo lungo (mezzo secondo) di attività della corteccia per far si ché compaia il fenomeno della coscienza.

Da studi sulla risposta comportamentale a seguito di richieste di compiti da parte dello sperimentatore, è emerso che il cervello si attivava prima che il soggetto avesse coscienza della scelta di agire – passavano circa 300ms tra l’attività cerebrale e la coscienza della decisionepresa.

Il libero arbitrio, pertanto, cosi come è comunemente inteso, cade inevitabilmente, definendosi solo come un’illusione. Libet ricavò che il libero arbitrio risiedesse non nell’automatismo della decisione, ma nel potere di veto. Emerge, dunque, in base a tali rilevazioni, che l’unica libertà decisionale, quindi cosciente, che abbiamo, come già affermò il filosofo John Locke più di duecento anni fa, sarebbe quella del veto e non quella dell’arbitrio, ma, tale evidenza rimane, ancora oggi, soggetta ad ulteriori ricerche e approfondimenti.

Continua..


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