Le navi da crociera sono un vanto della marineria italiana, un mito recentemente offuscato dal disastro della Concordia, su cui si è detto e scritto anche troppo, anticipando sentenze che spettano solo alla magistratura, dopo uno scrupoloso esame dei fatti e non sull’onda del chiacchiericcio mediatico.
Ma nonostante tutto credo che il fascino della crociera rimanga intatto e chi, in questo tempo d’estate, volesse avventurarsi alla scoperta delle civiltà mediterranee a bordo di una delle nostre magnifiche…e affidabili navi, consiglio, come viatico, la lettura di un libro bello e istruttivo: “Grazie Nave Bianca” di Franco Calabrese (Nuova Comunità – Cosenza).
Si parte dalle isole atlantiche di Madeira e Tenerife e dai porti del Marocco. Varcate le Colonne d’Ercole, s’entra nel “Mare Nostrum” ed inizia un lungo e affascinante itinerario che ci porta dalle coste di Spagna ad Atene, da Delos a Istanbul, da Rodi a Cnosso, da Olympia a Dubrovnik (l’antica Ragusa). Dal mondo latino a quello ellenico, un viaggio tra il mito e la storia, alle radici di una civiltà millenaria i cui tesori sono ormai patrimonio dell’umanità intera.
Con questo libro Calabrese ci si presenta in una veste nuova e insolita: lo conoscevamo infatti come poeta, narratore, drammaturgo e saggista e i suoi racconti di viaggio arricchiscono e completano una vasta produzione che lo ha portato, in oltre mezzo secolo di attività, ad essere conosciuto e apprezzato in Italia e nel mondo.
“Grazie Nave Bianca” è un libro assai piacevole, da leggersi tutto d’un fiato, per nulla appesantito dalla pur notevole quantità di citazioni erudite di carattere storico, mitologico, letterario e geografico. Ma non si tratta soltanto di un’accurata descrizione di luoghi e di cose, di paesaggi incantati e reliquie di un illustre passato: il pregio maggiore dell’opera, infatti, sta nell’attenta osservazione della realtà presente, che in quel passato affonda profonde radici.
Dalle pagine del libro emerge prepotentemente una sofferta umanità, vista con commossa partecipazione più con gli occhi del poeta che con quelli dell’uomo erudito. Senza indulgere al folklore e al facile esotismo, Calabrese ci insegna che per conoscere veramente un paese occorre innanzi tutto penetrare nel cuore del suo popolo, nella sua realtà umana e sociale.
Il viaggio, allora, diventa arricchimento spirituale e di esso non rimarrà soltanto qualche piacevole ricordo e qualche foto sbiadita. Tra le pagine più belle ricordiamo quelle dedicate a Madeira, dove ritroviamo i due temi classici della poetica di Franco Calabrese: da un lato il dolce abbandono alla natura e dall’altro l’amara riflessione sulla condizione umana.
Se per un attimo egli sogna di perdersi nell’incanto di terre selvagge, per sentirsi solo con Dio, ecco che subito risponde all’irresistibile richiamo dell’umanità e si specchia nei volti cupi e abbronzati dei poveri isolani, che strappano ogni giorno coi denti il diritto alla vita, negli occhi neri e tristi dei bambini seminudi, che a frotte s’accalcano intorno ai viaggiatori con le manine tese.
Ed è su questo contrasto che vive l’intero racconto. Alla gloria della natura, all’arte, al mito, alla storia, fa sempre da contrappunto il dramma della vita, nel suo splendore e nella sua miseria, come nella Casbah di Tangeri, dove un’umanità sgangherata e stracciona, eppure gioiosa, s’abbandona incosciente nelle mani del Destino.
Ma nulla può rendere il senso del viaggio meglio delle parole con cui lo stesso Calabrese introduce il suo libro:
“…Un po’ geografia, un po’ storia, un po’ mitologia, un po’ leggenda ma, soprattutto, trepidante diario vergato con la biro del cuore”.
Un libro da leggere e che ci aiuterà a vivere la nostra crociera con la consapevolezza del viaggiatore e non con la superficialità del turista. http://www.club.it/autori/effettivi/e-l/franco.calabrese/indice-i.html
Federico Bernardini
Illustrazione: “Costa Mediterranea”, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Costa_Mediterranea.jpg