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La costruzione di grattacieli fino a 50 piani divide Marbella

Da Rottasudovest
Dici Marbella e pensi automaticamente al glamour della Costa del Sol, alle ville della Duchessa d'Alba e di Re Fahd d'Arabia, ai milionari asiatici e ai ricchi europei che ormeggiano i loro panfili davanti alle lussuose vetrine di Puerto Banús, per farsi vedere ai parties del Marbella Club, con Gunilla von Bismarck e gli ultimi degli Hohenlohe. Ma pensi anche alla speculazione edilizia, con i grandi condomini che guardano il Mediterraneo e il Pennone di Gibilterra tra le palme e le buganville, e meno male che il delizioso centro storico, ancora così andaluso, di case bianche e basse, verande in ferro battuto e ridenti piazze di tavolini all'aperto da condividere con l'andaluso più stretto e le più incomprensibili lingue d'Europa, rimane distante. Buona parte dei sindaci di Marbella degli ultimi vent'anni è sotto processo o in carcere per i reati di corruzione legati alla bolla immobiliare che ha distrutto l'economia spagnola. E se non è in pigione è perché è morto. Decine di costruzioni residenziali sono illegali, la più famosa è la villa di Antonio Banderas e Melanie Griffith, comprata dall'attore senza sapere delle sue irregolarità e delle fatiche per metterla in regola. Le colline alle spalle della cittadina sono ricoperte di quartieri più o meno residenziali, di villette a schiera con piscina d'ordinanza, che ti chiedi perché dovresti comprarti casa laggiù, se non vedi il mare e per andare a Marbella devi per forza prendere la macchina. Fa un po' impressione, arrivando da Málaga. Se per capire il comunismo bisognava andare a Berlino (JFK dixit), per capire la speculazione edilizia spagnola basta andare nel primo entroterra della Costa del Sol, alle spalle di Marbella, Benalmádena, Torremolinos. Marbella ha detto faticosamente addio a quella stagione di ricchezza smodata, di arricchiti sfrenati, di costruzioni frutto di connivenze, favori e fiumi di denaro. C'è stato un momento in cui nessun ricco e potente si è fatto vedere in città, per timore di essere associato alla corruzione edilizia, di cui Marbella è stata il simbolo più eclatante. E' stato quando Michelle Obama ha passato le sue vacanze tra la Costa del Sol e Granada che è iniziata la rinascita. Piano piano sono tornate le celebrities, portate ache dal party benefico ed estivo di Antonio Banderas, piano piano sono riapparsi gli sceicchi arabi, gli yacht dei milionari, gli aristocratici del Nord, piano piano gli Hohenlohe e il loro Marbella Club hanno ridato smalto alla cittadina. Il tempo di iniziare a crederci di nuovo, di sentirsi di nuovo la capitale della Costa del Sol, la meta prediletta del turismo nordico in cerca dell'estate mediterranea, e Marbella sembra precipitare di nuovo nel suo passato, nello sviluppo affidato al mattone, nella corsa di nuovo sfrenata al cemento sulle colline. La Giunta Comunale ha appena approvato una modifica al Piano Regolatore, per permettere la costruzione di torri "per uso residenziale", fino a 50 piani. Il PP, che ha approvato da solo la modifica, con l'opposizione degli altri gruppi presenti nel Consiglio Comunale, ha messo le mani avanti, assicurando che saranno accettate solo torri che rispondano "a criteri di qualità architettonica e di efficienza energetica". Ma non saranno soggettivi, i criteri di qualità architettonica?
La Giunta ha anche stabilità che le torri non potranno essere costruite a meno di 150 metri sul livello del mare. Perlomeno ci siamo risparmiati un paesaggio sul modello di Benidorm, in piena Costa del Sol. Ma si parla già di un 4-5 torri di altezze comprese tra i 28 e i 36 piani, lungo la costa della cittadina. Il che ha spinto l'opposizione a parlare di "nuove colate di cemento" e "nuovi disordini urbanistici". E spinge gli osservatori a notare che la Spagna non ne uscirà mai, se continua a cercare nelle costruzioni e nelle bolle immobiliari il suo modello di sviluppo. Cinque anni di crisi, che hanno cambiato il volto sociale del Paese, impoverendolo, sembrano non aver insegnato niente. Al momento c'è un solo progetto concreto, firmato da Ricardo Bofill, che prevede la costruzione di un grattacielo da 30 piani, circa 115 metri, nell'area della strada di Istán, nell'entroterra marbellino, a circa un chilometro dal mare. E' l'unico progetto concreto presentato agli uffici competenti, ma non l'unico che si sta studiando per il futuro di Marbella: secondo Diario Sur, il più importante quotidiano dell'area, ci sono altri investitori interessati  costruire grattacieli. A Marbella non mancano le polemiche. Su change.org c'è una petizione per chiedere al sindaco Ángeles Muñoz lo stop alla costruzione dissennata sulla costa. "Se non fosse sufficiente la crisi così forte che stiamo vivendo in Spagna, dopo lo scoppio della bolla immobiliare, frutto della speculazione urbanistica e dalla cattiva prassi delle banche, ci rimane almeno imparare dagli errori" scrivono i promotori, che chiedono di "non ripetere un processo con cui si sono devastati molti territori e città di Spagna, distruggendo i segni d'identità essenziali dei nostri paesaggi e culture locali, rimpiazzate da cemento e modelli insostenibili". Nella petizione si legge inoltre che il governo comunale ha modificato il Piano Regolatore dopo "un opaco negoziato con investitori per poter costruire grattacieli di 50 piani, in una città in cui non esiste questo tipo di costruzioni e, pertanto, risulta un grande impatto sul nostro tradizionale paesaggio urbano. Queste modifiche, che non erano nel programma elettorale né erano una necessità urgente, sono contro il modello turistico della città, consolidato e maturo, grazie al quale ci visitano ogni anno centinaia di migliaia di turisti". Di qui la richiesta che si metta fine alla speculazione edilizia. L'ultimo a scendere in campo contro la costruzione dei grattacieli nella cittadina andalusa è Pablo von Hohenlohe, nipote di Alfonso, l'ex marito di Ira von Furstenberg, che fu uno degli inventori del successo internazionale di Marbella. Morto il patriarca, gli Hohenlohe continuano a far sentire la propria presenza a Marbella, per cui l'indignazione di Pablo non lascia indifferenti in città: "Marbella non merita un futuro ipotecato per sempre, per soddisfare le tasche di pochi" ha detto a vanitatis.com.
Pablo è pronto a seguire l'esempio dello zio Alfonso, che, al vedere un progetto di costruzione di sei torri sul porto della cittadina, disse: "Fatelo e io vendo il Marbella Club e me ne vado con la mia famiglia e i miei amici". E cosa sarebbe di Marbella, del suo glamour, della sua potente capacità di richiamare aristocratici e milionari grazie al Marbella Club, se il fiuto e i rapporti internazionali degli Hohenlohe la abbandonassero per altri lidi?


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