Sono tre anni che seguo il futsal femminile come giornalista, esterna alle società ed alle istituzioni e spesso ho sentito il bisogno/dovere/responsabilità di scrivere articoli di approfondimento sulla gestione del futsal femminile italiano. Articoli di critica verso la Divisione Calcio a 5 per la strutturazione del campionato femminile nazionale, per macroscopici errori e ritardi, per la mancanza di politiche di sviluppo e promozione del futsal femminile, che mi davano la fastidiosa sensazione di disinteresse da parte dei vertici, mentre alla base si arde di passione.
Ci sono le sedi dove giocare e le sedi dove discutere. Uno sportivo che prende parte ad una competizione agonistica la deve onorare al meglio delle proprie possibilità, sempre. Questo è lo spirito sportivo. Prima ancora del regolamento lo impone la sportività insita in ognuno di noi e l’amore per questo sport. Chi disonora la competizione e calpesta il futsal femminile italiano, riceve inevitabilmente più dissensi che consensi … proprio quei consensi che tanto servirebbero per cambiare le cose!
La protesta si può e si deve fare, ma nel piccolo mondo del futsal, così come nelle grandi guerre, penso che la diplomazia, nella sua accezione più positiva di "arte di trattare", è di sicuro la strada più lunga e faticosa, ma a mio avviso, l’unica che può portare al successo. Chiasso mediatico e scelte incondivisibili come la figuraccia della Supercoppa, non aiutano a costruire nulla ed infangano l’immagine del futsal stesso.
L’opportunità di cambiare lo status quo c’è e sono le società stesse ad averla. Occorre avere il “coraggio” di scendere dal piedistallo e l’intelligenza di dialogare avendo come primo obiettivo il bene del calcio a 5 italiano. Chi si muove su interessi individuali e sceglie di ferire il futsal, rischia di fare terra bruciata intorno a sé e di sottoscrivere la propria condanna all’isolamento. Ovviamente le vie dell’opportunismo sono infinite... staremo a vedere.
Incredibile come la soluzione più semplice resti sempre la più difficile: se invece di dieci telefonate ai vertici federali, dieci presidenti facessero una telefonata tra di loro e scegliessero di confrontarsi, forse, domani, potremmo parlare di un altro futsal.
di Letizia Costanzi