Il titolo riportato qui sopra è a pag. 23 de La Repubblica di domenica, ma non l’ho trovato online (ad eccezione di qualche rassegna stampa che però riproduce l’edizione cartacea). Il titolo qui sotto è stato pubblicato venerdì da AgendaDigitale:
E’ evidente come entrambi gli articoli parlino del medesimo argomento. Un po’ meno evidente è che si basino anche sulla medesima fonte, ossia l’ultimo aggiornamento sui dati relativi alla Digital Europe, diffusi da Eurostat.
Sono i numeri che riguardano i progressi digitali registrati nell’ambito dell’Unione Europea. Dalla lettura di questo rapporto emerge una crescita modesta, con alcuni indicatori che confortano (popolazione che usa Internet regolarmente) e altri che deludono le stime (popolazione che non ha mai usato Internet, che usa i servizi di eGovernment, dati di utilizzo dell’e-commerce), conseguenza di un digital divide che colpisce ancora le politiche di sviluppo di questo settore e che porta a questa considerazione globale:
In generale, i dati 2015 confermano quindi i trend già in atto, con i Paesi europei sostanzialmente in evoluzione, lenta, secondo una logica di continuità, con i Paesi scandinavi, i Paesi Bassi e il Regno Unito a primeggiare in quasi tutti gli indicatori e Bulgaria, Romania, Italia, Grecia che si alternano nelle ultime posizioni.
Lo scenario italiano mostra una fetta abbastanza consistente di popolazione che non ha mai usato Internet (28%), mentre sono proporzionalmente ancora troppo pochi gli italiani che utilizzano Internet regolarmente (63%) e che sfruttano servizi di e-government (il 18% di coloro che utilizzano Internet, ma la media europea è del 32%). Tutti i progetti istituzionali in questo settore devono ancora dare risultati, alcuni perché sono ancora sulla carta e altri perché sono stati avviati da poco e quindi devono ancora esprimere concretezza: i tempi non possono essere brevi, dal momento che non si digitalizza un Paese dall’oggi al domani, e questo ritardo lo dobbiamo alla lentezza che caratterizza la macchina amministrativa che ci governa.
Come si spiega, dunque, la differente visione tra i due articoli? E’ solo questione di voler vedere il bicchiere mezzo pieno (Repubblica) o mezzo vuoto (AgendaDigitale)? Personalmente, credo che il bicchiere sia solo mezzo pieno, e che avremmo tutte le possibilità per riempirlo ancora di più, se solo le istituzioni riuscissero a coordinarsi nei progetti e nelle politiche di crescita che riguardano tutti i settori, pubblici e privati.
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