I dati Istat sull'occupazione, oltre ad evidenziare il problema dei giovani, segnalano l'impressionante diminuzione del numero dei dirigenti nelle aziende italiane; negli ultimi tre anni i lavoratori con profili manageriali sono passati da 500 mila a 396 mila unità con un calo, dunque, del 20,8%.
Sono parzialmente d'accordo sull'interpretazione che ne da Ambrogioni, presidente dellaFedermanager, quando afferma che, da una parte, il dimagrimento di giustifica, poiché negli anni 80 e 90 la categoria si era gonfiata.
L'interpretazione può valere per gli anni 80, seppure ci sarebbe da discutere, in quanto, in quei momenti storici, le aziende in espansione avevano un grande bisogno di dirigenti in prima linea; già verso la metà degli anni 90 s'incominciò ad assistere ad una graduale ma costante diminuzione delle posizioni dirigenziali, dovute sia a motivi economici che organizzativi; dato però che di capi, comunque, c'era bisogno, i dirigenti venivano sostituiti con i quadri e già allora a certe posizioni dirigenziali si prospettavano risoluzioni consensuali incentivate, con la trasformazione del rapporto di lavoro in contratti co.co.co o di libera professione.
Mi sembra un'ottima idea, sulla scorta di queste passate esperienze, quella lanciata da Federmanager e Confindustria di finanziare un progetto che dovrebbe vedere i dirigenti disoccupati mettersi a disposizione delle PMI per attività di coaching e formazione nei confronti degli imprenditori e dei loro dipendenti.
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