Cremona ha sbagliato strada. L’Inviato quotidiano non può seguire a Strasburgo il suo Salini, va in difficoltà col suo editore (lo stesso di “Tempi”) ma quel che colpisce realmente è che lo storico quotidiano La Provincia di Cremona perda un milione e 400mila euro nel 2013 rispetto al 2012, che già presentava una perdita attorno al mezzo milione. E l’anno prossimo?
La scelta di insistere su linee politiche esistenti ma superate dai tempi è costata cara. La crescita del M5S non trova spiegazioni leggendo La Provincia. Il perrismo non significava nulla: il bluff si è visto alle elezioni. Galimberti era una scelta di ripiego: il Pd non poteva e non voleva schierare un proprio candidato con una politica realmente innovatrice e ha scelto il solito ultra-moderato (che goda di giusta stima personale fa piacere ma non è questo il punto) con primarie discretamente inutili. Infinite interviste alle stesse persone che dà tanti anni circolano nelle stesse istituzioni sono servite davvero? Si sono accorti del mondo al fuori dei soliti palazzi del centro storico? Il fenomeno della Lega è stato mai raccontato? No, neanche quello. Neanche il ritorno dell’estrema destra, nemmeno la sinistra. La Chiesa è stata ridotta a qualche figura autorevole. Ma i cittadini?
Il giornale è rimasto ancorato al proprio passato, come se non ci fosse una crisi economica violenta. Le informazioni corrono sui social network ancor prima che esca il giornale, il quale, come la stessa politica locale di cui tanto parla, non si è dato autonomia e non riesce a sorprendere.
Proprietà e gestione non sono distinte. La redazione non è autonoma. Le notizie sono filtrate da tanti anni, tutti se ne accorgono ma nulla cambia.
Il giornale ha cercato la popolarità senza conoscere bene come un tempo i propri lettori potenziali. Un quotidiano senza cittadini che parlano, se non con le solite lettere l’una contro l’altra, senza storie vissute da persone reali, non dai notabili di sempre.
La gestione gerarchica e alquanto autoritaria non ha pagato. Non si dimentichi che con un numero di redattori ridotto della metà si può produrre lo stesso numero di pagine. Basta lavorare.
La Provincia rideva, ma Cronaca con un numero di giornalisti molto inferiore riusciva a dare molte notizie degne di pubblicazione.
Il protagonismo del giornale, in prima persona socio e alleato delle istituzioni, è diventato un problema. Già la gestione non è ben distinta dalla proprietà, inoltre la proprietà non è ben separata dalla istituzioni.
A qualcuno piacerà pure ad altri proprio no.
Cremona, cambiando, non si è troppo curata del giornale superstite. Il quale ha proseguito ribadendo il primato della cronaca nera di giornata.
Il furto, l’incidente mortale, con quelle aperture cupe, che inducono fatalismo, disperazione, dolore. L’agricoltura è stata trattata come se esistesse una sola prospettiva. I politici di centrodestra sono stati trattati come divi che ripetono le stesse cose.
Le battaglie civili del giornale? Il mondo dei nuovi cittadini, gli immigrati? Le nuove povertà? La crisi economica a Cremona e provincia? Non esiste.
A chi è servito il giornale? Ai potenti locali. Non a chi rivendicava diritti.