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La Crisi di mezz’Età

Da Psiconauta

La mezz’etá arriva e quando succede diventa piú semplice pensare che allo stesso modo e con la stessa rapiditá arriverá pure la 3/4 di etá e poi la 4/4. La crisi di mezz’eta é per tutti soprattutto una crisi narcisistica. Si tratta di venire a patti con la propria mortalita, con i propri limiti, con la propria incapacita di raggiungere tutto quello che si desiderava nella vita. Bisogna quindi elaborare il lutto per la propria morte, per quella dei propri cari e bisogna superare la propria invidia per i giovani che ci soppianteranno. Nella più sana delle ipotesi bisognerá pensare che sará bello essere d’esempio o addirittura maestri, senza arroganza come Yoda, e ognuno per le proprie competenze. Nella mezz’eta gli individui con personalita narcisistica sperimentano forse un peggioramento della loro disfunzionalitá interiore, perche diventano sempre piu consapevoli della propria incapacita di soddisfare se stessi. Poco male, lasciatemi dire, sempre che non si diventi ancora più rompipalle. Inoltre, quando l’individuo narcisista raggiungerá la mezz’eta rischierá soprattutto di diventare invidioso di ciò che lui stesso era in passato e vivrá profondamente la sensazione di aver perso cio che una volta possedeva. In realtá nulla é andato perso, solo trasformato. Elliot Jaques, nel suo classico studio sulla crisi di mezz’età in una prospettiva kleiniana, sottolinea che intorno all’eta di trentacinque/quarant’anni negli artisti e negli scrittori si verifica sempre un cambiamento caratteristico e degno di essere registrato. Mentre i lavori che precedono la mezz’eta tendono a riflettere un idealismo ottimistico giovanile sulla bontá insita nell’uomo, Ie opere dopo la mezz’eta rispecchiano il riconoscimento e la rassegnazione al fatto che esistono anche Ie forze dell’odio e della distruzione. Secondo Jaques, il buon superamento della crisi di mezz’eta implica il superamento dell’idealismo della prima eta adulta fondato sulle difese maniacali inconsce contro due aspetti inevitabili della vita umana: la morte dell’individuo e l’esistenza degli impulsi dell’odio e della distruzione dentro ciascuno di noi. Forse il trucco per uscirne é lo stesso che abbiamo giá, volenti o nolenti, sperimentato durante l’adolescenza quando ci siamo giá ritrovati ad attraversare questa “stramaledettissima” posizione depressiva: fare in modo che dentro di noi l’amore e l’odio vengano integrati nuovamente in una concezione ambivalente del se e delle proprie relazioni. Per l’ultima volta, se Dio vorrá… :-)


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