Il Blog Bering in Mind di Scientific American ha pubblicato un interessante articolo su come, in realtà, la crisi di mezza età sia solo un’invenzione della società.
Bering spiega che il concetto di “crisi di mezza età” è sorprendentemente recente. Propagandato per la prima volta nel 1965, è stato inventato per identificare una crisi creativa, piuttosto che un bisogno improvviso di tingersi i capelli grigi.
In realtà, non esiste alcuna prova che la mezza età sia un periodo di crisi maggiore rispetto a qualsiasi altro momento della vita… ma la credenza è rimasta.
Nei decenni successivi al ’65, fino ai giorni nostri, molti psicanalisti come Jacques e Levinson ed altrettanti psicologi con una formazione più empirica, hanno cercato di dimostrare l’esistenza di questa crisi, ma con scarsi risultati.
Gli studi epidemologici rivelano che la mezza età non ha una probabilità maggiore di essere associata a divorzio, ansia, alcolismo, depressione (e chi più ne ha più ne metta) rispetto a qualsiasi altra fase della vita, tantè che molti di questi problemi raggiungono picchi d’incidenza in altri momenti dell’esistenza.
Ad esempio, ognuno di noi sa bene che l’adolescenza non è proprio una passeggiata nel parco e magari in molti, durante questo periodo, erano attratti (forse un pò invidiosi) dalla serenità e coerenza mostrata dagli adulti (non più giovanissimi). Per tagliare la testa al toro Freund e Ritter hanno intervistato un gran numero di anziani svizzeri, chiedendo loro quale fosse stato il periodo migliore della loro vita. Indovintate un pò: la mezz’età.
D’altra parte il concetto “crisi di mezz’età” potrebbe anche essere un modo socialmente utile per giustificare certi comportamenti umani non considerati in linea con l’età di chi li agisce.
Questa è solo la teoria di Bering in Mind, ma a me piace!