Sono trascorsi pochi minuti dall’assoluzione di Raffaele Sollecito e Amanda Knox.
I due ragazzi non hanno ucciso Meredith Kercher, questa è la sentenza in appello.
Si potrebbe affermare che giustizia è fatta. Dopo quattro anni, finalmente si pone la fine ad un processo che ha catturato l’interesse dell’opinione pubblica nazionale e non. Tuttavia, non è così semplice chiudere questa vicenda…
La giustizia italiana non ne esce vincente. In primo luogo due ragazzi hanno speso quattro anni della loro vita inutilmente dietro le sbarre, privati della loro libertà. In primo grado erano stati condannati, mentre in secondo sono stati assolti. Qualcosa che non torna è evidente. Nessuno dovrebbe essere condannato senza prove.
Si potrebbe affermare che anche i magistrati possono sbagliare. Ma rendere la giustizia suscettibile di “errore” umano e non “certezza di diritto” è pericoloso, per la tenuta stessa di uno Stato.
Oltre all’evidente errore, che certo non passerà inosservato all’estero, si aggiungono altri mali. Quelli da sempre sbandierati anche da buona parte della politica e riconosciuti anche dall’opinione pubblica. La lunghezza dei processi, ad esempio. Processi lunghi non permettono di riparare il danno dei torti subiti.
A questo bisogna aggiungere i continui attacchi del Presidente del Consiglio italiano che, nel corso degli anni, ha alzato i toni screditando la magistratura. Qualcuno gli ha creduto. Altri lo hanno mal tollerato. Oggi, sicuramente sarà più credibile.
Un po’ come accade per la politica, quando un pilastro delle istituzioni democratiche non “serve” il cittadino, o lo serve male, il problema è serio. E quando il “cattivo servizio” diventa evidente come nel caso in questione dei due studenti, è umano e quasi naturale chiedere che il sistema venga sottoposto ad una riforma che sia realmente garante del ruolo costituzionale che la magistratura deve necessariamente ricoprire.
Se a queste vicende aggiungiamo l’ennesima vicenda “strumentale” alla cattiva reputazione istituzionale del figlio liberato di Totò Riina, rimangono pochi elementi per difendere le istituzioni italiane.
Ieri Riina Jr è stato scarcerato, tra mille polemiche. Oggi, la stampa comunica che quest’ultimo sia stato il presunto ideatore di un piano ai danni di Alfano. Come è possibile che venga liberato il giorno prima una persona che viene accusata di essere mandante di un piano contro uno dei maggiori esponenti della politica italiana del momento?
Il terzo potere, quello di chi dovrebbe interpretare le leggi e farle applicare, cioè quello giudiziario, manifesta gli stessi sintomi di decadenza, di inefficienza e del potere politico e di quello esecutivo.
E’ proprio vero che la Repubblica italiana è in un tunnel democratico dal quale difficilmente vedrà nuova luce, se non attraverso una riforma serie di tutte le sue istituzioni.