La crisi, l’welfare famigliare e mio padre. Mi è venuto in mente questa mattina. Avevo formattato tutto.
Creato il 07 marzo 2012 da Slasch16
Parlando ai giardini con i pensionati, come me, ho notato che chi più chi meno sono impegnati tutti nel welfare famigliare.
Chi si dedica ai nipotini, chi si è ripreso in casa il figlio divorziato con due figli, chi sostiene economicamente l’attività della figlia o del figlio e tutti si stanno mangiando i risparmi per affrontare la crisi, sperare di superare il guado e che finisca al più presto perchè è uno sfinimento.
Non mi succede mai ma mi è venuto in mente mio padre.
Mio padre è morto che io avevo 30 anni giusti, sposato da otto avevo moglie e figlio a carico.
La nostra famiglia non stava male, aveva qualche piccolo appartamento ed una villetta ma mio padre, quando mi sposai, mi comprò solo la camera da letto in stile spagnolo come usava allora.
Il resto, dalla cucina a gas, frigorifero e mobili della sala, dovevamo pur sederci per mangiare, li comprammo tutti usati compreso un divano in velluto che oggi varrebbe un patrimonio.
La televisione fu una vera occasione, di legno e per mettere il secondo canale aveva un comando dietro che dovevi far scattare.
La lavatrice la comprai dopo un anno che Mirè lavava a mano grazie ad un fornitore della ditta dove lavoravo che mi fece le rate. L’unica cosa nuova, escluso il letto che nel frattempo avevamo provveduto ad invecchiare.
Era il 1971 e non c’era la crisi di oggi ma con uno stipendio solo e la famiglia da mantenere era dura ed è stata dura sino al 1976 quando cambiammo casa e comprammo dei mobili nuovi grazie ad uno stipendio più corposo ed alla nostra voglia di avere, finalmente, qualcosa di nostro.
Da Sesto san Giovanni mi ero trasferito in Brianza, i costi erano inferiori, ma di lì a qualche anno venne la prima crisi petrolifera e la benzina da 100 lire, più o meno, andò a 400.
Fatti due conti pensammo che fosse più conveniente tornare a Sesto, un amico mi aveva trovato tre bellissimi locali in un condominio dove abitava lui.
Fu allora che mi rivolsi a mio padre, gli dissi che avevo una possibilità di tornare a Sesto a poca distanza da dove abitavano i miei ma avevo il problema dell’anticipo e dell’affitto, oltre al trasloco, e lui mi rispose di stare tranquillo che mi avrebbe dato una mano.
Come ho già detto più volte i miei stavano bene, non erano ricchi ma ci stavano dentro.
Arrivati al dunque mi presentati da lui per chiedere il promesso, lavoravamo insieme e quindi ci vedevamo tutti i giorni, ancora una volta mi rispose come anni prima, quando mi sono sposato e la mia famiglia non condivideva la mia decisione: tu pagala che io te la compro.
Io non voglio spiegarvi il senso di questa frase, rifletteteci voi, anche se non è dovuto dopo tutto cosa ve ne può fregare?
Per tornare ad abitare a Sesto nella mia nuova bella casa fui costretto a vendere la mia 850 special e pagai la cauzione e l’affitto, per inciso mi aiutò più il mio padrone di casa, al quale sarò grato all’infinito, che non mio padre.
Naturalmente ci vedevamo con la mia famiglia, il pranzo di Natale ed in altre occasioni, ed è questo il punto dal 1971 in poi non mi ricordo mai di una volta che i miei mi avessero chiesto come me la passavo.
Io non so se questo atteggiamento fosse dovuto ai rapporti di mio padre con il suo, se fosse un malessere che si portava dietro oppure il suo Dna impegnato del tutto con se stesso ed i suoi affari.
Sta di fatto che quando sento che più o meno tutti sono impegnati ad aiutare i loro figli e nipoti mi emoziono perchè senti l’odore della forza che una famiglia unita può avere anche in situazioni di crisi.
Io, dei tre figli, ero considerato il più fuori di testa, mi ero iscritto al Pci ed i miei erano fascisti, anche se non credo che questo abbia condizionato il loro modo di essere, perchè l’unico dei miei fratelli che fu aiutato fu il più grande ma grazie alla nostra nonna che aveva per lui un debole.
Trovai strano che, quando mio padre rimase vedovo e si portò in casa una ungherese quarantenne con figlio al seguito e decise di portare mia nonna alla casa di riposo, mia nonna che non ci voleva andare si rivolse proprio a me per chiedermi se la prendevo in casa con noi.
Non ero malizioso per niente e nemmeno opportunista, preso dalla difficoltà di mantenere la mia famiglia, dal fatto che la sua preferenza per mio fratello l’avevo sempre sofferta, non ci pensai un attimo a risponderle: lo chiedi a me? Chiedilo all’Adriano che certamente non ti dirà di no.
Non ero malizioso e nemmeno opportunista, non mi passò nemmeno per un attimo nel cervello, o nel cuore, che con la pensione di mia nonna avremmo potuto vivere da nababbi, trovavo semplicemente quasi offensivo che l’avesse chiesto a me dopo che per decenni mi aveva definito un bastardo. Nel senso che mentre i miei fratelli erano accomodanti ed “opportunisti” io vivevo nella polemica, nelle questioni di principio.
Comunque siamo andati avanti ugualmente, lasciammo la pension ed i risparmi della nonna alla casa di riposo e le comprammo due bei televisori a colori, uno per lei e l’altro per gli altri anziani, oltre alle panchine da mettere in giardino per godersi l’ombra dell’estate.
Non sto qui a dire cosa sarei disposto a fare per mio figlio, anche se non mi è mai piaciuto vedere i figli nella bambagia, mi irrita vedere il nonno che si brucia la pensione per comprare la Golf al nipote, però vi dico la verità.
Mi sarebbe piaciuto se i miei, una volta nella vita, mi avessero chiesto: come te la passi?Anche solo per poter rispondere, tutto bene, ce la facciamo.
Purtroppo non è successo, ma chi può lo faccia, aiuti i figli ed i nipoti specialmente in questi momenti.
Ma senza esagerare.
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