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La crociata del Made in Italy contro il terrorismo alimentare.

Creato il 01 dicembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

AlbertoCirio

Sempre più spesso vengono spacciate per tutela della salute azioni che, in realtà, hanno come obiettivo quello di nuocere al made in Italy. E’ il caso del recente allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Uno studio del Journal of Clinical Epidemiology rivela, però, che il 55% delle raccomandazioni dell’OMS si basa su dati scientifici di ‘basso’ o ‘molto basso livello’. A questo si aggiunge che i suoi principali ‘azionisti’ sono alcuni degli Stati che ne fanno parte. Ciò significa che l’uscita o meno di una notizia può essere condizionata dagli interessi economici di una nazione.

L’unica cosa certa è che la quantità di carne, così come di alcol, che ciascuno di noi può assumere va valutata in base alla dieta complessiva, lo stile di vita ed eventuali problemi di salute. Non in modo semplicistico, generando allarmi inutili.

Stesso ragionamento vale per le “etichette a semaforo” introdotte dal Governo britannico, che marchiano con un bollino rosso tutti i prodotti dove la presenza di sale, grassi e zuccheri eccede una determinata soglia. Il risultato è che prodotti italiani conosciuti e apprezzati in tutto il mondo per la loro grandissima qualità, come il Parmigiano Reggiano o il Prosciutto Crudo di Parma (ma anche il latte, l’olio extravergine d’oliva, il miele e la marmellata, la mozzarella e in generale quasi tutti i nostri formaggi, salumi e insaccati) rischiano con questo sistema il bollino rosso.

La cosa folle è che in base a questo sistema una cola light risulta più salutare di un pezzo di Parmigiano! Con il giochino dei surrogati pieni di conservanti, ma con poco sale o poco zucchero, le etichette a semaforo fanno bene solo alla grande distribuzione britannica e distruggono la nostra produzione agroalimentare di qualità. Un danno per l’economia italiana che viene stimato in oltre 700 milioni di euro.

Anche la discussione sulla nuova Alcol Strategy 2016-2022, approvata nell’aprile scorso dal Parlamento europeo, ha rischiato di trasformare l’offensiva all’alcol in un attacco al nostro vino. Berne un buon bicchiere al giorno non può essere paragonato, però, a bere un bicchiere di vodka a colazione. Per questo è stato importante avere un riconoscimento formale della differenza tra consumo ed abuso di alcol. Un altro rischio era l’introduzione di un “minimum price” uguale per tutti gli Stati Ue, ovvero un’accisa come per le sigarette, che oltre a penalizzare i nostri produttori con un maggiore aggravio fiscale avrebbe avuto l’effetto terribile di assimilare il vino al tabacco, con ricadute possibili anche in termini di etichettatura. Immaginate l’impatto sul mercato di una bottiglia di Barolo o di Brunello di Montalcino con raffigurati nella retroetichetta un fegato affetto da cirrosi!

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