La cultura delle violenze di genere

Creato il 09 settembre 2014 da Barbaragiorgi @gattabarbara

Ci sono due blog  che hanno tradotto dall’inglese un articolo sulla c.d CULTURA DELLO STUPRO, di Zaron Burnett, sull’Huffington Post. Qui:

http://liadiperi.blogspot.it/2014/08/la-cultura-dello-stupro-guida-per-i.html

http://malapecora.noblogs.org/post/2014/09/03/cultura-dello-stupro-guida-per-il-gentiluomo/

Zaron Burnett sostiene questo sulla c.d. “CULTURA DELLO STUPRO”: “Se sei un uomo  allora sei parte della cultura dello stupro. Questo naturalmente non vuol dire che sei uno stupratore. Ma che porti avanti le attitudini e i comportamenti cui comunemente ci si riferisce come cultura dello stupro”.

Ho riflettuto su questo. Sulla definizione e sul concetto di “CULTURA DELLO STUPRO”. 

Non sono completamente d’accordo sull’uso del termine “STUPRO” nell’indicare tutta quella CULTURA MASCHILISTA che domina-manipola-gestisce-usa-consuma-getta la donna. E spiego il perché.

Per me, lo STUPRO ha un significato preciso ed è un’azione  precisa: si tratta di VIOLENZA SESSUALE ATTUATA DA UN UOMO (O PIU’ UOMINI) SU UNA DONNA. Purtroppo, moltissime donne ne sono soggette, ovunque nel mondo. Ma NON TUTTE. 

Invece, TUTTE, OVUNQUE NEL MONDO siamo soggette a una CULTURA DELLE VIOLENZE DI GENERE. Definizione ben più ampia che ci permette di inserire dentro TUTTE (e sottolineo tutte) LE VIOLENZE  a cui le donne sono soggette:

- VIOLENZA SESSUALE

- VIOLENZA FISICA

- VIOLENZA PSICOLOGICA

- VIOLENZA VERBALE

- MOLESTIA

e via dicendo.

Specifico ulteriormente il mio pensiero, raccontando ciò che mi è accaduto qualche tempo fa, di notte.

Abitavo in centro città, a poche centinaia di metri dalla casa di mia madre. Sono andata a trovarla verso sera, dopo cena. Verso mezzanotte, sono uscita da casa sua e mi sono incamminata nel centro città, vicino ai negozi (chiusi ma illuminati),  sul marciapiede. Ad un tratto, un’auto con quattro uomini a bordo è arrivata come una freccia verso di me, salendo sul marciapiede e inchiodando le gomme a terra. Davanti all’auto e al guidatore c’ero io, ferma e silenziosa. Alle mie spalle la vetrina di un negozio. L’auto è rimasta così per qualche secondo, mentre dai finestrini aperti giungevano frasi irripetibili, rivolte a me. Loro ridevano e urlavano. Io no. Tacevo. Ferma. Ad un tratto, hanno deciso di lasciare LIBERA LA LORO PREDA. L’auto ha compiuto manovra di retromarcia e se n’è andata. Con la testa vuota, ho ripreso a camminare verso casa mia, sempre sul marciapiede, con la speranza che i quattro uomini non ci ripensassero. Sono arrivata a casa sana e salva.

Da allora, continuo ad uscire di notte, quando e  se mi va, anche da sola.  Non ho subito VIOLENZA SESSUALE O FISICA, ma ho comunque subito una forma di VIOLENZA.

La CULTURA DELLE VIOLENZE DI GENERE l’ho subita quella e altre mille volte

Anche quando mi scrivono “femminista troia”.  Anche quando mi toccano il fondoschiena nei locali (e poi si prendono delle sonori sberle). Anche quando, semplicemente, mi dicono “non sei in grado di fare questo, perché tu sei una donna”. 

Anche.

E questa non è CULTURA DELLO STUPRO. Tutto questo, a mio avviso, è definibile come CULTURA DELLE  VIOLENZE  DI GENERE.

C’è una cosa però su cui sono d’accordo con Burnett. Quando scrive  “La prevenzione delle violenze non sta solo nell’insegnare alle donne come non farsi stuprare, sta nell’impedire agli uomini di stuprare”.

Ecco. Io vorrei estendere questo “principio” alla CULTURA DELLE VIOLENZE DI GENERE: “la prevenzione di tutte le violenze di genere non sta solo nell’insegnare alle donne come evitarle, sta nell’impedire agli uomini di compierle”.

Dire “stai zitta cretina” a una donna (come riportato nell’immagine in alto), è VIOLENZA.

Dirle “troia” è VIOLENZA.

Dirle “non vali nulla” è VIOLENZA.

Darle uno schiaffo, un pugno, un calcio  è VIOLENZA.

Inchiodarla (in quattro uomini) con un’auto contro una vetrina, è VIOLENZA.

Non donne  – caro il mio Burnett – non siamo soggette esclusivamente  allo STUPRO.

Siamo soggette a QUALSIASI FORMA DI VIOLENZA DI GENERE, ogni santo giorno della nostra vita.

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