Che non si dica che questo Governo non fa nulla per la cultura, perché se la cava bene, se non altro a cinguettare. Giusto qualche giorno fa parlavamo qui dell’appello lanciato dal presidente dell’Associazione Italiana Editori, Marco Polillo, al presidente del Consiglio Enrico Letta e dell’idea (di un accordo tra Google e gli editori “produttori di contenuti”) del sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega all'editoria, Giovanni Legnini.
La replica indiretta – Passa qualche giorno e il Governo, rimbrottato via Twitter dopo l’ennesima notizia di tagli alla Cultura, al Ministero dei Beni culturali in questo caso, decide quantomeno di farsi sentire. «Quelli sulla cultura sono tagli precedenti che danno effetti ora. Nella legge di stabilità, come ho promesso, invertiremo la rotta». Con questo tweet il presidente Letta ha risposto a chi gli chiedeva spiegazioni. A quello di Letta fa seguito il tweet del ministro di Beni culturali e Turismo Massimo Bray, secondo il quale «tutto il Governo è ora impegnato in difesa della Cultura: il Presidente Enrico Letta mantiene l'impegno preso sui beni culturali».
Qualcosa si muove – Peccato che intanto proprio il Ministero presenti una disponibilità per il “programma ordinario dei lavori pubblici” che passa dai 70,5 milioni di euro del 2012 ai 47,6 milioni di quest’anno (si pensi che solo nel 2004 in corrispondenza di questa voce c’erano 201 milioni). Come riporta l’Ansa, il bilancio del Mibac si è ridotto di 100 milioni rispetto a un anno fa (attestandosi a circa 1.547 milioni euro).
Il Lotto tradisce, e il Mibac non paga le bollette – Diminuiscono i soldi arrivati dal Gioco del Lotto, quest’anno a -71% rispetto al 2008, addirittura -81% rispetto al 2004. Perde fondi il comparto dei restauri (-31% rispetto al 2008), cala il contributo del Mibac per gli Istituti culturali (-18% rispetto al 2009). Ma soprattutto i conti evidenziano un debito per circa 40 milioni di euro «dovuti principalmente al mancato pagamento di utenze e canoni». Ma quel che preoccupa è che la situazione «é ancora più critica a decorrere dal 2014, che presenta un decremento pari ad oltre il 37%». Come dire che urge qualcosa di più di un cinguettio di promessa per salvare la cultura.
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