“Di cultura non si vive, vado alla buvette a farmi un panino alla cultura, e comincio dalla Divina Commedia.” Giulio Tremonti
La nave va, perdendo di vista la costa. Tuttavia, mentre dirige verso sud mi sembra di vedere lo stivale italiano accompagnarmi nel mio viaggio. Laggiù, da qualche parte ad oriente, si stende la Toscana, la culla della lingua che parlo. Lì vive Antonio, un altro dei miei amici blogger, che prima o poi riuscirò spero ad incontrare. Nel frattempo vi consiglio comunque di visitare il suo blog http://zenzeroguru.blogspot.com in cui scrive brevi ma intensi racconti.
La nave va e nel mentre riempio il mio tempo di pensieri. Che cosa sarà mai quest’Italia che mi ha dato i natali e che mi accingo (non ancora, non subito, ma presto) a lasciare? Cosa la distingue dagli altri paesi?
Una cosa mi viene in mente subito: il cibo. Tendenzialmente non sono nazionalista, ma di una cosa sono sicuro. Puoi girare quanto vuoi, ma non mangerai mai bene come in Italia. Non nego che negli altri paesi ci siano singoli piatti molto buoni. Ma la varietà e la qualità della cucina italiana non hanno, oggettivamente, pari.
Lasciamo perdere l’Inghilterra, dove il mio stomaco chiedeva clemenza ogni giorno. Nella capitale della grande Francia, tanto per fare un esempio, può capitare di imbattersi (a dire il vero fu Malikà ad avere la malaugurata idea di ordinarla) in una salsiccia pestilenziale che la stessa cameriera riconosce essere immangiabile. Inconvenienti che da noi ti capitano solo se le vai a cercare apposta. Ciò che rende unica la cucina italiana è la cultura (del gusto, degli abbinamenti, degli ingredienti) che l’accompagna.
Già, cultura. Perché a dispetto di quello che credono alcuni, cultura non vuol dire solo scuola, libri, cinema, teatri o musei. Quelli sono una parte, molto importante peraltro, di ciò che potremmo chiamare cultura individuale. Un individuo forma la propria mente in base a quanto apprende attraverso una serie di incontri, di persone e di strumenti, come ad esempio libri, cinema, teatri o musei.
La cultura però, se la consideriamo da un punto di vista antropologico, è qualcosa di più complesso e vasto. Essa è “l’insieme dei costumi, delle credenze, degli atteggiamenti, dei valori, degli ideali e delle abitudini delle diverse popolazioni o società del mondo”. È in sostanza una cultura collettiva, che costituisce l’identità culturale di una comunità, più o meno estesa.
Queste due accezioni del termine “cultura” nella realtà non sono antitetiche, in quanto la cultura collettiva è il risultato di una somma, niente affatto algebrica, di culture individuali. Così, se i singoli individui imparano che imbrogliare, corrompere, rubare, uccidere è sbagliato (anche dalla scuola, dai libri, dal cinema, dai teatri o dai musei) questi comportamenti saranno considerati devianti dalla società e combattuti dai singoli individui.
Senza cultura sono invece gli istinti primordiali a prendere il sopravvento. Rubare, imbrogliare, corrompere, violentare, uccidere e finanche cibarsi di carne umana diventano allora opzioni possibili per appagare i bisogni.
Sosteniamola, perché senza cultura richiamo di finire noi dentro il panino...
Magazine Cultura
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