La Cultura in Italia è sempre relegata agli ultimi posti in merito a finanziamenti, ma …….
In Italia abbiamo tantissimi problemi, alcuni dei quali di facile soluzione altri un po’ meno, ma applicandosi ecco che si potrebbe riuscire a traghettare l’Italia fuori dal baratro nel quale stiamo vivendo, ma no l’attuale politica renziana è più preoccupata ad accaparrarsi posti di potere a discapito dei reali problemi degli Italiani.
Noi abbiamo un patrimonio Artistico, Culturale e Storico che non è secondo a nessuno, ma poi lo lasciamo, nell’indifferenza più totale anche del Ministro Franceschini, in balia degli eventi come se fossero eco-mostri da abbattere, l’esempio di pochi giorni fa dell’ennesimo crollo del muro di Pompei è l’emblema lampante della metafora Italiana; quello che manca in Italia, insieme alle altre cose è la Cultura della Cultura.
Il settore Cultura in Italia vale il 5.9% del Pil, 80 miliardi di euro, impiega oltre 2 milioni di persone e coinvolge circa 450.000 aziende. E noi non la promuoviamo: una vera follia, come se alle Seychelles non promuovessero il mare o l’Egitto le sue piramidi. Considerazioni che difficilmente un elettore, onesto intellettualmente di centrosinistra confuterebbe, credo che molti a sinistra ammetterebbero, senza remora di essere smentiti che la loro parte politica ha parlato tanto ma fatto poco in termini di strategie per promuovere la Cultura nelle sue varie forme.
Si parla tanto di nuove tecnologie, di accesso digitale, ma allora perché non investire in queste tecnologie applicandole al settore Cultura, magari creando realtà virtuali dove i turisti si immergano nelle vestigia storiche Italiche, assistendo ad epiche battaglie oppure a particolari momenti che hanno dato lustro alla nostra Patria?
Ma dobbiamo sbrigarci perché chi controllerà questa tecnologia sarà chi ci guadagnerà. E così i prodotti a maggior valore aggiunto saranno in mano a paesi come lo Zimbabwe o la Corea del Sud. E a noi non rimarranno che le briciole in un autunno ventoso.