A pochi giorni dall’applicazione dell’accordo di Ginevra, i negoziati tra l’Iran e le grandi potenze – Stati Uniti in testa – proseguono. In questi giorni, quindi, il Presidente Hassan Rohani, via Twitter, ha dichiarato che gli artisti debbono essere in grado di esprimere le loro qualità liberamente. In un tweet che ha fatto il giro del mondo (vedi sotto), Rohani ha rimarcato come l’arte non debba essere posta il controllo del Governo, ma unicamente sotto la supervisione degli artisti stessi. Peccato che, ancora una volta, si tratta puramente di propaganda via social networks.
A dispetto delle belle parole, però, il regime continua a perseguitare senza sosta gli artisti iraniani: solamente dall’inizio del 2014 due poeti – Mehdi Mousavi and Fatemeh Ekhtesari - sono stati arrestati e costretti a consegnare i passaporti all’unità di intelligence dei Pasdaran, mentre un evento dedicato alla poetessa Forough Farrokhzad è stato cancellato due giorni prima del suo inizio. L’evento, organizzato a Teheran dalla rivista Chelcheragh, era previsto per il 12 gennaio, ma il 10 del mese la Corte Rivoluzionaria ha reso espresso il suo parere contrario, giustificandolo con vaghi motivi tecnici. Secondo indiscrezioni, la ragione delle cancellazione dell’evento è da collegare alla probabile presenza dell’ex Presidente riformista Khatami, ormai consideranto dal regime degli Ayatollah come un vero e proprio nemico interno.
Nel mentre, purtroppo, un altro tipo di arte dedicata all’odio e alla morte, va in scena liberamente in Iran. Mentre Teheran predica pace e amore con l’Occidente, un festival è stato interamente dedicato nella Repubblica Islamica allo slogan “morte all’America“. L’ “artista” che meglio riuscirà a sintetizzare questo slogan, vincerà ben 70 millioni di Toman, ovvero oltre 2000 euro. Si tratta di una nuova riprova che, Rohani o non Rohani, in Iran nulla è cambiato, al di là dello stile negoziale e delle parole di circostanza.