Lo scorso settembre ho scritto di Salvatore Iaconesi, tecnologo orientato all’open source, che aveva pensato (bene) di condividere via Internet, sul suo sito La Cura, la propria cartella clinica per trovare – appunto – una cura per il tumore al cervello che lo aveva colpito, e da cui ora si è liberato. Ne ha parlato lui stesso ieri alla Wired Next Fest in un intervento molto interessante, in cui ha spiegato come sia riuscito in breve tempo a ricevere numerosi contributi (“ogni persona mi ha fornito la sua cura”).
A mio avviso, oltre alle informazioni mediche specifiche, dalle sue parole si possono fissare due concetti fondamentali. Sono due aspetti del vero significato di apertura. Il primo è la collaborazione diretta:
La società sta male se sta male anche solo uno dei suoi rappresentanti e tutti dovrebbero sforzarsi per dare il loro contributo.
Il secondo riguarda l’apertura intesa come condivisione della conoscenza a beneficio della collettività:
Ci sono un sacco di malattie che scomparirebbero se si aprissero cassetti e si rilasciassero brevetti. Chiediamoci se questi modelli sono qualcosa da vendere oppure rappresentano un desiderio di riappropriarsi delle proprie informazioni e non delegarle ad altri.