Poteri arcaici, magici e curativi. Benefici, indotti dalla sua pratica, assolutamente paragonabili a quelli procurati dagli esercizi consigliati dai medici per la riabilitazione del perineo e la cura di vulviti, frigidità e depressione. A tanto assurge la danza del ventre (Raks sharqi in lingua originale), antica arte correlata ai riti propiziatori della fertilità legati al culto della Madre Terra, tipico delle societa’ matriarcali mesopotamiche.
Connotazioni geografiche differenti: in Babilonia è Ishtar, in Grecia Demetra e in Egitto Iside. Prerogativa comune: l’estrema antichita’ dell’origine, databile quanto meno 5.000 anni fa, regno della Mesopotamia imperante. Allora veniva esibita per propiziare la fertilita’ o celebrare un parto. Si narra che venisse danzata in cerchio intorno alla partoriente dalle altre donne che, in questo modo, partecipavano simbolicamente alla messa alla luce del nascituro, o ancora che fosse utilizzata durante le festività agricole per propiziare un buon raccolto. Le sacerdotesse onoravano la dea madre con danze sacre, stabilendo un feeling con i ritmi della natura e provando ad imitarla.
Di fatto molti sinuosi movimenti ricordano elementi naturali: le onde del mare, la forma della luna, un flessuoso serpente, un cammello o ancora l’atto sessuale e il parto stesso. Una seconda ipotesi, non meno arcaica, ne attribuisce la provenienza ad alcune tribu’ nomadi indiane le quali - attraversando paesi differenti, entrando in contatto con diversi popoli e contaminandosi con altre culture – abbiano creato un filo conduttore con movenze che possiamo ritrovare oggi a profusione ovunque nel nostro pianeta.
Nei villaggi egiziani, la danzatrice professionista è chiamata ghaziya. In origine, le ghawazi erano tzigane, zingare a prescindere dalla tribu’ di provenienza. La danza del ventre, sdoganata in Europa e in America grazie al cabaret degli anni ’30, è diventata famosa in tutto il mondo alla fine degli anni ’80. Fino a diventare un’autentica disciplina, praticata trasversalmente dall’universo femminile e svincolata dall’accezione di rotondita’ che ne faceva apprezzare maggiormente le danzatrici formose.Cio’ che importa, semmai, non è la rotondità ma la sensualità e la grazia ritmica dei movimenti.
Oggi viene praticata – anche a scopi terapeutici – non solo per donare al corpo grazia e scioltezza, ma anche per mantenere un peso ideale. Aumenta la flessibilità e la tonicità del seno, delle spalle, delle braccia, del bacino, ma soprattutto della pancia: gli addominali sono coinvolti profondamente nei movimenti, modellando la linea e giovando agli organi interni. Tonifica le cosce, ottimizza l’agilita’ delle articolazioni e probabilmente ritarda l’osteoporosi.
I suoi benefici sono, in definitiva, psicofisici. Migliora la circolazione sanguigna, attenua i dolori mestruali e quelli della colonna vertebrale – sia a livello lombare che cervicale -, mentre a livello psicologico i vantaggi ottenibili sono stati spesso individuati in termini di rilascio delle tensioni, di un senso di rinascita e di riscoperta della femminilità.