1789-2015. A 225 anni e mezzo si spegne la signora Democrazia, luminoso faro di speranza. Ne danno il triste annuncio i familiari tutti. Lascia i figli: Sgomento, Rabbia e Paura. La camera ardente sarà aperta oggi e domani sulle prime pagine di tutti i quotidiani.
Parigi, Rue Nicolas Appert numero 10. Un palazzo bianco, distante poche centinaia di metri da piazza della Bastiglia. Ha un curioso senso delle radici, questa signora Democrazia, che torna a morire vicino a dov’è nata.
In questi stessi luoghi, appena due secoli fa, si iniziava a sussurrare con timore la parola “libertà”. Prima sottovoce, nelle cantine, nei vicoli, tra le righe di libretti vietati. Nella propria testa. Il sussurro vuol dire paura, vuol dire sorpresa, vuol dire scoprire il proprio Io, che esiste in quanto essere umano e non come metri cubi di spazio occupato sul suolo. Un sussurro condiviso dapprima diventa brusio, poi rumore. Un’ondata senza precedenti che è dilagata nel mondo, stato dopo stato. Una rivoluzione, migliaia di vite in nome della libertà. Un cambiamento irreversibile, la coscienza intima e personale, umanissima, delle basi della democrazia. Uguaglianza, libertà e fratellanza. Un sussurro che ha prodotto macigni ed eretto diritti fondamentali, su cui (ri)posa la civiltà.
La civiltà che riposa, ma che ultimamente sembra dormire della grossa. O ancora peggio, finge di dormire per evitare il confronto, come in una relazione in crisi con se stessa. Perchè, nonostante il 1789, in troppi luoghi del mondo si cerca ancora di ridurre la dignità umana a una gomma da masticare: la si mastica e la si sputa per terra. Nel silenzio dei più e nel rombo radical dei like d’indi(e)gnazione. E’ una vecchia e fastidiosa tendenza che si ripete nella storia, quella di certi uomini di annullare gli altri uomini. Cancellare la dignità, cancellare il nome, cancellare la razza, cancellare il sesso, cancellare il viso, cancellare l’identità. Cancellando, si annulla qualcosa e si afferma qualcos’altro. Tutti i fondamentalismi sono acidi soggetti di mezza età con la mania del controllo. Violenti e senza senso dell’umorismo.
Oggi si è ripetuto spesso: il diritto di ridere è la base della libertà, per questo è nel mirino di ogni fondamentalismo. Ci sono molti modi di lottare contro le violenze che vengono perpetrate ogni giorno, in ogni parte del mondo. Si porta aiuto, si resiste, si salvano vite, si racconta la verità, e si ride. Perché la paura di un nome, di un’idea non fa che incrementare la paura della cosa stessa. C’è bisogno di mostrare la realtà con ironia, ridicolizzare questi mostri: è qualcosa che nessuno può portarci via. Ed è una delle armi più potenti che esistano, perché non ha contromisure. Non ha difese. Tranne che la violenza.
Ed è quando la brutalità integralista arriva nel cuore della civiltà per soffocare un diritto umano, il diritto di scrivere la verità, il diritto di ridere e far ridere, che la libertà di espressione, di opinione, di stampa muoiono. La democrazia muore.
Oggi la violenza ha falciato via dodici persone, tra giornalisti e poliziotti. Quattro tra le matite più sferzanti della satira francese non ci sono più. Questo fanatismo ha vendicato il suo profeta, ha soffocato la risata sul nascere. Tuttavia bisogna essere lucidi e consapevoli: un fondamentalismo vale l’altro. Il fanatismo è il primo nemico della libertà di pensiero, e chi fa di questa il proprio credo continuerà a pagare. Di qualsiasi bandiera, religione o etnia sia la mano che tiene l’arma. Lo sciacallaggio è dietro l’angolo e non si può e non si deve cedere a generalizzazioni, che sono madri di nuove violenze.
Sparare a un giornalista è come sparare alla democrazia. E’ spalancarle di mala grazia la bocca, infilarle la pistola tra le mandibole, e premere il grilletto. Perché il giornalismo è – o quantomeno dovrebbe essere – la bocca della democrazia, la voce del bambino che urla che il re è nudo e ride. Oggi qualcuno ha sparato in bocca alla democrazia.
Ma pure nello sdegno e nel dolore, la risata non si ferma e continua a riecheggiare. Perché se anche la democrazia muore, la speranza è perfettamente viva.
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