Raffaello Sanzio, deposizione di Cristo
Rieccoci di nuovo a parlare del cardinale Scipione Borghese, grande collezionista, e gran furbone. Questo quadro lo fece prelevare in fretta e furia dal convento francescano vicino a Urbino con la scusa ch'era opera troppo importante per essere custodita così malamente e sarebbe quindi stata più al sicuro a casa sua. Ne seguì una questione diplomatica, risolta da Sua Santità Paolo V. E' opera di rottura totale con il passato, firmata fieramente RAPHAEL URBINAS MDVII, e fu causa forse della chiamata di Raffaello a Roma nel 1508 da parte di Giulio II. E la storia si fa interessante: la genesi di questo dipinto fu cruenta, o meglio del polittico di cui esso era la parte centrale.L'opera complessiva è passata alla storia come Pala Baglioni, per via della famiglia feudale Baglioni che tentò in tutti i modi di imporre una signoria alla repubblicana Perugia durante le agitazioni del Quattrocento. Grifonetto Baglioni, per assicurarsi il controllo dell'eredità famigliare, fece fuori quasi tutti i parenti durante un matrimonio. Fu però a sua volta trapassato dalla lama nella via principale di Perugia. La madre Atalanta decise di chiedere la realizzazione della pala per la cappella di famiglia. Ecco la causa del dipinto! Ormai quì del maestro Perugino rimane solo il sottile alberello che si staglia sullo sfondo del cielo. La boccuccia femminile che era la sua cifra stilistica, e che aveva spesso influenzato l'allievo Raffaello, diventa una schiusura di labbra sotto uno sguardo di dolore mentre lei, forse Maddalena, ma sicuramente Zenobia la moglie di Grifonetto, sorregge il braccio del Cristo, che più morto di così non potrebbe essere. La madre di Gesù è svenuta. Giovanni è talmente preso dal ruolo che gli viene il vento tra i capelli mentre assume la prima vera posa neoclassica della pittura rinascimentale.Semplicemente un capolavoro.Magazine Arte
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