Fonte: La Stampa | leggi l’articolo originale (qui)
“Calunniate, calunniate: qualcosa resterà” questo sosteneva Francis Baconfilosofo inglese del Seicento. così comincia un articolo di Federico Rampinisul tema del trolling, delle calunnie che impazzano sul web. Continua citando la famosa aria del Barbiere di Siviglia: “la calunnia è un venticello / un’auretta assai gentile / che insensibile, sottile / leggermento, dolcemente / incomincia a sussurrar. / Piano piano, terra terra / sottovoce, sibilando / va scorrendo, va ronzando;/ nelle orecchie della gente / s’introduce destramente / e le teste ed i cervelli / fa stordir e fa gonfiar”. Rampini sostiene che la diffamazione sia un meccanismo malefico che gli antici coniscevano bene. Leggere questo articolo mi ha ricordato, per similitudine, la situazione a cui è sottoposta la Medicina Omeopatica in questi periodi causa una grande, articolata campagna di diffamazione e di discredito che coinvolge pazienti e medici che la impiegano quotidianamente nei loro ambulatori. Non importa quanto diventino virali, le bugie restano bugie, sostiene Rampini. Così è per le accuse verso l’omeopatia portate da varie parti. Si può discutere sulla sostenibilità scientifica dell’omeopatia ma senza i pregiudizi che molto attori in campo hanno su di essa. Noti professionisti che da più di 30 anni ripetono le stesse accuse, noti blogger che sono diventati dei maestri del trolling senza premurarsi di leggere, aggiornarsi su che cosa è successo in tutti questi ultimi anni. Sembrano ignorare i moltissimi lavori pubblicati in medicina veterinaria sulla efficacia della medicina omeopatica sugli animali che, meno dell’uomo, sono soggetti alla suggestione, all’effetto placebo. O ancora di più i lavori nel campo delle fitopatologie dove i risultati sono a dir poco entusiasmanti per i risultati a favore dell’omeopatia. Ma l’obiettivo di queste forze non è far luce sulla scienza ma è il trolling duro e puro contro l’omeopatia. Chiediamoci perchè quei professionisti arrivati, docenti di chiara fama o ginecologi (forse per la poca clientela) sgomitano per poter essere i più rigidi e intransigenti detrattori di una medicina che da più di 200 anni ha salvato milioni di persone dalla morte fin dai tempi in cui il colera sterminava intere collettività. Penso che l’origine della calunnia come del moderno trolling abbia solo due matrici: il cinismo supportato da uno scetticismo patologico oppurel’interesse economico. Per la prima ipotesi poco possiamo fare: è come cercare di riempire un buco nero o come farsi ascoltare da chi non vuol sentire o è sordo. Non c’è nessuna volontà o disponibilità a raggiungere la verità. Assistiamo soltanto ad una monotona ripetizione delle stesse critiche ormai superate. E’ un problema umano. Ci sono soggetti che vedono solo la possibilità di distruggere e mai di costruire. L’altra origine invece è molto più socialmente preoccupante. Per denaro io sostengo o affosso una tesi di cui so poco o non mi interessa sapere molto. Qualcuno mi dirà: “sei una mammola, ma dove vivi?In una realtà parlamentare nazionale dove a decine i nostri rappresentati “saltano il fosso” e cambiano colore politico per denaro senza ormai neppure vergognarsi, come fai ancora a stupirti?” Io mi stupisco ancora e credo nell’onestà intellettuale, credo che una professione come quella del medico, debba avere un’etica che non si possa tradire miseramente per denaro. Ma tutto ciò che in questi ultimi anni ho letto sui racconti di alti dirigenti fuoriusciti dalle case farmaceutiche riporta l’esatto contrario. Si parla di una strategia di marketing che ha come unico obiettivo la vendita dei farmaci a tutti: malati e sani. Davanti a tutto il prodotto e l’introito economico senza alcuna preoccupazione per l’etica. Questo lo scenario: le più famose testate scientifiche alla mercè delle case farmaceutiche, direttori scientifici fuoriusciti che confessano che l’interesse economico ha deviato la bussola morale dei medici e così via. Chi sostiene l’esistenza di un cosiddetto “complotto globale” viene dileggiato o trollato (si dirà così!) da più parti ma forse, dopo gli ultimi eventi del mondo bancario e finanziario che naturalmente sono legati a filo doppio con le case farmaceutiche e con le grandi multinazionali alimentari, qualcosa di possibile potrebbe esserci. Persino la Monsanto ha un reparto che si occupa di screditare le ricerche e gli studi critici verso i loro prodotti. La Monsanto è una tra le più potenti multinazionali al mondo, specialista in erbicidi e defolianti, quella per intenderci che nel 1960 ha prodotto il famigerato “agente arancione”, uno dei più temibili defolianti usati durante la guerra in Vietnam. Da oltre 10 anni si dedica alla manipolazione genetica, brevettando, insieme all’ Astra-Zeneca (casa farmaceutica) sementi che si possono usare per un solo raccolto, innestando la cosiddetta “tecnologia della morte” che priva le comunità agricole della loro secolare conoscenza di salvare i semi. Risultato di questa operazione è favorire un regime di monopolio sulle sementi che nutrono il mondo, e di renderne uniche beneficiarie le multinazionali del settore. La Monsanto ha la reputazione di screditare scienziati, esperti e anche i giornalisti che osano parlare contro di loro. E’ stato a lungo pensato che la peggiore corporation del mondo, avesse un intero dipartimento dedicato a far tacere i suoi critici, ma nessuno aveva alcuna prova di questo. Questa prova è arrivata dalle parole del dottor William Moar, un dipendente della Monsanto che ha ammesso per la prima volta, che la società utilizza un’incredibile quantità di tempo e denaro, per screditare gli esperti che parlano male della società. (the Ecologist 1999) .
L’omeopatia è seguita da milioni di persone nel mondo e ciò disturba perchè, facendo guarire molti malati cronici che sono invece una fonte continua di ricchezza per la medicina convenzionale, insinua il dubbio che la verità della medicina ufficiale non sia l’unica e assoluta, induce a cambiare l’igiene di vita e l’alimentazione della popolazione, si rivela una vera medicina preventiva. In altre parole sottrae in modo sempre più ampio e costante risorse economiche agli attuali attori della scena sanitaria contemporanea. Se fossimo davvero delle “mammole”, degli sprovveduti, penseremmo che le case farmaceutiche siano diverse dalla Monsanto .
Da un recente report dell’ ECHAMP, la European Coalition on Homeopathic & Anthroposophic Medicinal Products scopriamo che il settore omeopatico nel 2015 ha continuato a crescere in Europa del 6% all’anno. Passato da un valore di 600 milioni nel 1995, al 1,24 miliardi di € nel 2013. Eppure tutti i mass media continuano a dare l’omeopatia in sofferenza con una fuga dei pazienti verso cure più efficaci e sicure.
La verità è l’esatto opposto.
Oltremodo, se davvero l’omeopatia stesse tramontando, perchè mai si dovrebbero investire tutte queste risorse per pubblicare libri, fare conferenze, firmare articoli contro di essa. I costi sono molto alti. Sarebbero tempo e risorse sprecate perchè l’omeopatia, secondo loro, sarebbe già sul viale del tramonto. Invece gli investimenti, in questo ultimo anno si sono intensificati.
Forse qualche idea sulle motivazioni di chi utilizza la medicina omeopatica la troviamo nelle parole accorate di un articolo che ho ritrovato casualmente riordinando una cartella di files di qualche anno fa.
Era il 2007 e Daniela Salvucci su Natura & Benessere pubblicava un articolo dal nome “l’altra faccia della luna”. Raccontava così le sue esperienze di paziente omeopatica: “Ho conosciuto la Medicina omeopatica diversi anni fa e all’inizio – forse un po’ come tutti – non vi riponevo molta fiducia, tanto da credere, come avviene ancora oggi, che tale terapia potesse curare solo “piccoli mali” e che, se non faceva bene, sicuramente non danneggiava. Poi, però, ho dovuto affrontare un primo grande problema che oltretutto non mi riguardava in prima persona, ma coinvolgeva mio figlio ancora piccolo. Cosa fare? L’omeopatia, anche se non fa male… guarisce? Eccomi, quindi, davanti ad una scelta. Per se stessi si può decidere, ma per il proprio figlio? La legge parla chiaro: l’omeopatia non è riconosciuta, non è scientifica. E se non funziona? Allora ho pensato: proviamo! Semmai torniamo indietro, anche se l’altra Medicina, quella “convenzionale”, l’avevamo già provata. Ed è cosi che ci si accorge che funziona. Pur essendo a conoscenza del fatto che il meccanismo di funzionamento non è ancora stato dimostrato, come paziente che ha vissuto questa esperienza di cura sulla propria pelle e su quella dei propri figli, posso testimoniare la scientificità della medicina omeopatica basandomi sulla riproducibilità del fenomeno nel tempo. Se a mio figlio, colpito da una febbre molto alta caratterizzata da “volto rosso, pupille dilatate, pelle asciutta e calda, assenza di sete, piedi freddi, ghiacciati, labbra gonfie e rosse” (è bene ricordare che ogni malato esprime la propria malattia in maniera peculiare e personale), veniva somministrato un rimedio non appropriato, ad esempio Gelsemium sempervirens (farmaco omeopatico preparato con “Gelsomino americano”, diluito e dinamizzato), la febbre non passava; se, invece, gli facevo assumere il rimedio Belladonna, “adatto in quella occasione”, allora sì, la febbre scendeva immediatamente. E questa risposta si verificava ogni volta che il bimbo aveva quel tipo di febbre e quei particolari sintomi. Infatti, la pianta officinale di Belladonna (Atropa), se assunta da una persona sana, sviluppa sintomi patologici “simili” a quelli prima descritti. Questo è il fascino dell’omeopatia: funziona “solo” se i sintomi del paziente sono “simili” ai sintomi del “medicamento”, secondo il principio hahnemanniano del “simile che viene curato dal simile”. Se ogni rimedio fosse composto solo da glucosio o da lattosio oppure da alcool, qualsiasi medicamento potrebbe far passare la febbre e guarire il paziente, producendo il cosiddetto effetto placebo. Invece, proprio in virtù della mia esperienza personale, la medicina omeopatica funziona; e funziona davvero, soltanto se il medicamento è quello adatto a quel tipo di febbre, in quel dato momento, con quei particolari sintomi di quel determinato malato. Talvolta si poteva verificare che, facendo assumere al bambino il rimedio, cioè quel niente o quella acqua fresca, come viene definita l’omeopatia da chi non la conosce, egli avesse un miglioramento, ma non una guarigione. Se invece, sempre su consiglio dell’omeopata, gli somministravo un sorso, ogni ora, di una soluzione dello stesso rimedio (6-8 globuletti in 250 cc. di acqua), questa volta più diluito e dinamizzato, mio figlio, grazie alla maggiore diluizione, guariva. L’esperienza di mio figlio mi ha consentito, così, di capire che è fondamentale ricorrere sempre al medico in grado di distinguere la febbre di Bryonia alba da quella di Eupatorium perfoliatum, quella di Aconitum napellus da quella di Mercurius solubilis e così via: varie tipologie febbrili che solo con il tempo e con tanta passione ho anch’io iniziato a riconoscere. Quante volte ho dovuto “nascondere” che stavo curando patologie considerate “serie” con rimedi omeopatici; quante volte ho dovuto dire “bugie” raccontando che, ovviamente, stavo usando l’antibiotico o il cortisonico e non altro; quante volte ho temuto di essere “denunciata” per il fatto di non curare i miei figli ma di danneggiarli. Quando sta male un bambino, peraltro, non sono solo i genitori a prendersene cura, ma interviene l’intero circondario: nonni, parenti, amici, vicini tutti presi da spirito umanitario, pronti a sconsigliarti di ricorrere all’omeopatia. Se somministri ai tuoi figli un farmaco “convenzionale”, l’accettazione è totale: tutti comprendono le tue paure verso le controindicazioni le quali, però, vengono soffocate con un “pazienza, fa parte della cura” (oltretutto è legale). Se per caso, però, i tuoi familiari vengono a sapere che fai assumere a tuo figlio dei globuletti nei quali non c’è “niente” secondo la Scienza di Stato, e magari il bambino è stato colpito da una polmonite, beh allora tutti quelli che non conoscono l’omeopatia sono pronti a criticare. Eppure ipertensione arteriosa, extrasistole, ipertiroidismo, eczema, allergie, herpes, cistiti, coliche renali, cefalee, polmoniti, congiuntiviti, otiti, ascessi tonsillari, orticaria, piorrea sono solo alcune delle patologie – e non mi sembrano piccole cose – che in questi anni i componenti della mia famiglia hanno scelto di curare con la medicina omeopatica. In tutto questo tempo ho scoperto che esiste il malato e non la malattia; ho capito che, per guarire effettivamente dalla propria patologia, va curata la causa che l’ha determinata e non solo l’effetto (cioè la malattia); va dunque curato l’individuo nella sua totalità psico-fisico-ambientale. Ho sofferto, lottato, gridato, soffocato, nascosto; in questi diciotto anni ho difeso la medicina omeopatica e, tuttora mi trovo ancora a lottare contro pregiudizi, diffamazioni e “persecuzioni”. Ma, si può credere che se la medicina omeopatica non avesse funzionato, i pazienti sarebbero rimasti ad essa fedeli per oltre duecento anni, visto che pagano di tasca propria sia in termini di salute che di spesa? Quale convenienza essi avrebbero avuto nel continuare a difenderla, se non avessero ottenuto risultati positivi? A volte, però, è più facile lasciare che “gli altri” non credano a ciò che vedono piuttosto che convincerli che ciò che stanno vedendo sia la “verità”. Questa è “l’altra faccia della luna”. Siamo un “popolo nascosto” che ha dovuto adattare la propria libertà di scelta terapeutica – cioè il “diritto alla salute” così tanto enfatizzato dall’articolo 32 della nostra Costituzione – alla realtà di una nostra emarginazione voluta dallo Stato.
Siamo considerati i “diversi”, non siamo visti, ma “svisti” da tutti, perché o non fanno caso alla nostra esistenza, e quindi siamo invisibili, o ci attaccano dicendo che siamo “visibilmente” incoscienti. Personalmente continuo a lottare e continuerò a farlo con tutti i mezzi a mia disposizione, al fine di giungere al riconoscimento di questa Medicina: perché questa è la Medicina o, quantomeno, la Medicina è una. Mi auguro, quindi, che lo sforzo congiunto dei pazienti soddisfatti dall’omeopatia possa, al più presto, far ottenere la pari dignità a questa medicina con un riconoscimento da parte dello Stato, con finanziamenti destinati alla ricerca scientifica e con l’apertura di aree dedicate alla didattica universitaria. L’Italia fa parte dell’Unione europea e in molti Paesi, come l’Inghilterra, la Francia, la Germania, il Belgio e l’Olanda, da tempo questa Medicina è praticata, riconosciuta ed anche rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale, lasciando libertà di scelta al cittadino: è tempo che ciò avvenga anche in Italia.”
Questa è la voce dei milioni di cittadini che sono stanchi di sentirsi derisi per le loro scelte, è la voce di una grande massa di medici che dopo anni di impiego della medicina omeopatica nella propria pratica clinica con successo e soddisfazione del paziente sono stufi di essere minacciati di essere radiati, addirittura, dagli Ordini dei Medici come sostiene una delirante proposta del Prof Silvio Garattini che, probabilmente, prima di far dare alle stampe dai suoi collaboratori il suo ultimo libro contro l’omeopatia tanto pubblicizzato , non ha mai avuto tempo di leggere i lavori scientifici del Prof. Vittorio Elia, fisico chimico dell’Università di Napoli o della Prof. Lucietta Betti, fitopatologa dell’Università di Bologna o del Prof. Paolo Bellavite, anatomopatologo dell’Università di Verona. Tutte le loro pubblicazioni dimostrano che l’Omeopatia NON è acqua fresca.
La questione rimane ampiamente aperta. Ma un dato è certo: l’omeopatia continua a crescere in Europa. Nel 2015 il 60% dei tedeschi, il 56% dei francesi, il 50% degli austriaci o il 33% degli spagnoli, utilizzando i rimedi omeopatici hanno fatto come consiglia Rampini al termine del suo articolo: preferiscono chi è portatore di una visione positiva, non ascoltano e non leggono chi vuole convincerli che il bene del mondo è solo una facciata. http://researchinhomeopathy.org/database/fundamental-research/http://researchinhomeopathy.org/database/fundamental-research/