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La discesa diventa troppo ripida

Creato il 24 luglio 2010 da Gadilu

Che la questione della toponomastica di montagna potesse inasprirsi – fino a raggiungere il livello di uno scontro aperto tra Stato e Provincia – era francamente l’ultima cosa della quale sentivamo il bisogno. Purtroppo è stata resa sempre più probabile dall’insipienza con la quale si è provveduto a non utilizzare ogni ragionevole mezzo per disattivarne l’indubbia potenzialità conflittuale. Questo risulta ancora più disdicevole se consideriamo l’assoluta necessità di sedare una contrapposizione che dal piano simbolico (com’è quello relativo alla questione in esame) potrebbe allargarsi fino a inquinare la relazione più generale tra i diversi gruppi linguistici, il loro diritto inalienabile di sentirsi parte integrante di questa terra e con ciò il pieno riconoscimento dei rispettivi punti di riferimento. Adesso si tratta di stabilire alcuni punti fermi – al di là della ricerca di chi si è reso maggiormente responsabile per questa deriva – e ripartire con la speranza che tutti siano consapevoli dell’inaccettabilità di un muro contro muro che potrebbe rivelarsi non solo sterile, ma anche dannoso. Molto dannoso.

In questo senso, il nostro giornale ha più volte sottolineato l’inopportunità di ricorrere a ultimatum o prese di posizione suscettibili di scavare un solco tra ambiti e ruoli istituzionali diversi. La decisione del Governo di attivare i “poteri sostitutivi” contro la Provincia autonoma di Bolzano rappresenta sicuramente il superamento di un confine (anche psicologico) che potrebbe risultare autenticamente destabilizzante per i nostri delicatissimi equilibri interni. Va detto però che appare altrettanto sbagliato e improduttivo l’atteggiamento del governatore sudtirolese Durnwalder, quando afferma che un tale atto (gravissimo, ripetiamo) può essere respinto al mittente con una semplice alzata di spalle perché, a suo avviso, l’indirizzo non è quello giusto e comunque la responsabilità dell’intera faccenda non può essere addossata a lui (il presidente di “tutti” che però sta adesso seriamente rischiando di qualificarsi come il presidente di “nessuno” o, peggio, di chi ha tutto l’interesse a soffiare sul fuoco).

A questo punto la discesa si sta facendo molto ripida e occorre che chi può tiri il freno a mano. Noi continuiamo a confidare che una soluzione possa essere trovata sia nel rispetto formale dello statuto di autonomia (che prescrive su tutto il territorio indicazioni plurilingue), sia operando una limitazione delle “traduzioni” là dove – come nel caso dei nomi propri – l’adempimento di un obbligo potrebbe essere avvertito come una provocazione e un attentato all’identità “altrui”. Certo, per far questo occorre sensibilità, competenza e soprattutto disponibilità a cercare punti di accordo che guasteranno il sorriso agli estremisti (a tutti gli estremisti). Ma è del tutto inutile cercare alternative quando non restano alternative.

Corriere dell’Alto Adige, 24 luglio 2010



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