.un fiore di Marta.
La disciplina non è intesa come supino e passivo accoglimento di ordini, come meccanica esecuzione di una consegna ma come consapevole e lucida assimilazione della direttiva da realizzare. La disciplina non annulla la personalità in senso organico, ma solo limita l’arbitrio e l’impulsività irresponsabile, per non parlare della fatua vanità di emergere. La questione della personalità e libertà si pone non per il fatto della disciplina, ma per l’origine del potere che ordina la disciplina. Se questa origine è democratica e non è un arbitrio la disciplina è un elemento necessario di ordine democratico e di libertà. (Ricordo da un racconto di Tirella lettore di Gramsci).
I L ”P A L A Z Z A C C I O”
Il ”Palazzaccio”
è il palazzo dei poveri.
Un palazzo
traforato come un setaccio
che ne ha viste di tutte le specie:
peccati
sudicerie
gente che nasce, gente che muore,
bambini ammalati nel letto,
mamme che si affannano a cercare il dottore,
bombe,
cannonate (le nostre prodezze da matti),
ladri, affamati, carabinieri… manette.
Ed ora è là che pensa ai suoi inquilini,
il povero ”Palazzaccio”
e si accorge… di amarli.
Ma guarda un po’ che affare!
Neanche se il muratore
gli avesse fatto il cuore!
E guarda ingiù, e vede sui terrazzi
stesi su fili spinati
i nostri poveri stracci:
i panni delle nostre donne che han teso il bucato.
Le nostre maglie strappate
le nostre mutande, le pezze
dei bambini
con la macchietta gialla
in corrispondenza del culo…
E pensa, il ”Palazzaccio”:
Ah, povera gente! Ah, povera gente!
E dire che passan certuni
con gli occhiali neri e i guanti
che van tutti stecchiti
come fossero… chissà chi!
-Enzo Guerra-
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