Probabilmente è perché questi articoli, proprio come gli oroscopi, sono di una genericità tale da applicarsi a qualsiasi persona. Inoltre, a voler guardare bene, i consigli elargiti dagli espertoni di management sono esattamente gli stessi che potrebbe dare una saggia nonnina con la terza elementare.
Come quello di oggi, Diversify your dreams. In buona sostanza, l'articolo dice che la strada maestra per l'infelicità è focalizzarsi su un sogno solo, nello specifico, su un lavoro solo, il famoso dream job. In barba ad anni di prediche oniriche sull'American dream, centinaia di polpettoni hollywoodiani in cui il protagonista dopo mille disavventure trova il lavoro della vita perché davvero lo voleva, il disincantato manager degli anni duemilaedodici consiglia: i sogni vanno diversificati, proprio come gli investimenti.
Il consiglio, di una saggezza banale, ci lascia tuttavia un po' disorientati. La carriera come la intendevamo prima non esiste più, spiega l'autore, oggi occorre saper navigare a vista fra le opportunità, ed essere preparati a cambiare spesso, correre rischi, lanciarsi. Viste le circostanze, come dargli torto. Quello che mi preoccupa è che tutto ciò rischia di minare le fondamenta della corporate culture americana, dove amare il proprio lavoro è un must e se non ti piace il tuo lavoro sei solo un povero perdente che non ha il coraggio di seguire i propri sogni (ergo vai licenziato). Ce la farà, Corporate America, a fare i conti con la diversificazione dell'American dream?