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La diversita' dei giovani

Da Blindsight
LA DIVERSITA' DEI GIOVANIUna mattinata straordinaria passata con tanti giovanissimi studenti delle scuole medie, quella di oggi: sono stata invitata da una professoressa per un laboratorio didattico e affrontare insieme il tema della diversità. Do sempre tutta la disponibilità per queste cose, che faccio anche molto volentieri visto che con i giovani e i bambini sono più brava che con gli adulti, ma forse solo perché questi ultimi sono ormai troppo inquinati da pregiudizi, paranoie e paure.
Erano circa 100 ragazzi con alcuni professori, e sono ancora sconvolta da tanta partecipazione, da tanta attenzione, da tante domande e dall'accoglienza eccezionale: hanno lavorato tutto ieri per preparare la giornata di oggi, tra lavori fatti da loro su varie tematiche vicine alla diversità ma anche all'ambiente, e addirittura hanno preparato un buffet finale! Si certo conta molto l'educazione ricevuta in casa, ma conta molto anche con chi crescono i nostri figli in classe e, nonostante le orrrende gelminiane riforme, sopravvivono fortunatamente professori che amano il loro lavoro e lo vivono come una missione e non come un semplice posto fisso per lo stipendio mensile.
La loro energia pulita ha inebriato sia me che Artù, contentissimo di stare lì, le loro domande dirette, senza tanti giri intorno e prive di ogni paura, hanno avuto le mie risposte e le mie spiegazioni. Ci sarà presto un video girato da loro e le loro impressioni saranno un ebook che pubblicherà Blindsight Project. Non c'è stata una domanda inutile, ed alcune mi hanno lasciata senza parole, tra queste una domanda che mi hanno fatto forse solo 2 o 3 persone da quando persi la vista: "ma quando ti svegli come capisci che non stai sognando?". Poi hanno anche chiesto: "ma i vestiti come li scegli?", "cosa hai provato quando hai capito di essere diventata cieca?", "che rapporto hai con tuo figlio e come ha vissuto questo episodio?", ecc. ecc. fino a "come leggi?", o "ce l'hai il fidanzato?". Tra questi un ragazzo in carrozzina, importantissima presenza per me quanto io per lui, a conferma che bisogna finirla con le "categorie" di persone, disabili e non! Lui ha fatto molte domande su Artù, ne vorrebbe uno anche lui ed ho spiegato che esistono cani addestrati anche per le sue esigenze, suscitando ovviamente tante altre domande sul cane guida.
L'integrazione assoluta esiste solo se intorno a noi disabili c'è questa energia pura, solo se gli altri non hanno paura di noi, né di sbagliare né di offenderci, né tantomeno di sfigurare nel mondo delle apparenze se ci si avvicina al cosiddetto "diverso". Un'esperienza quella di questa mattina che non dimenticherò mai e, quando la professoressa mi ha chiesto in chiusura quale messaggio volevo lasciare ai ragazzi, ho consigliato una cosa e ne ho chiesta un'altra: "non vivete mai solo di ciò che vedete, scoprite il senso di ogni cosa quindi non considerate mai le apparenze, poi vi chiedo di non aver paura di sbagliare, mai, perché solo così si cresce, tutti insieme". Applauso e buffet, con Artù accarezzato finalmente da mille mani, anche se sinceramente la vera occasione che l'ha appagato di più è stato avvicinarsi al ragazzo in carrozzina, era felicissimo forse perchè ha sentito, come me, la gioia immensa di questo ragazzo di 11 anni che finalmente poteva accarezzarlo e, nonostante il buffet fosse per lui molto invitante, non si è allontanato dalle sue mani, anzi ci giocava contento e con una premura che non è da Artù.
I giovani non vanno rieducati alla politica, come dicono tutti coloro che in tanti non abbiamo più volgia né di seguire né di votare, ma vanno educati alla realtà e all'integrazione, al coraggio di chiedere, al contatto (quasi inesistente ormai addirittura anche con i genitori), al sapere e al conoscere, per capire che siamo tutti diversi, per questo dobbiamo rispettarci.
La normalità è: poter stare insieme tutti, non creare categorie (o ghetti), ed avere giusta informazione. Questo solo basterebbe per vivere più felici e in armonia. Prendiamo tutti esempio dai bambini e dai giovani: l'unica paranoia che hanno avuto con me è stata se una cosa del buffet potesse piacermi o no, "paranoia" così lontana dai distruttivi e razzisti meccanismi mentali degli adulti!

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