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La divina marchesa che sedusse Man Ray

Creato il 26 novembre 2014 da Artesplorando @artesplorando

La divina marchesa che sedusse Man Ray

August Edwin John, La marchesa Casati

Era il 1913 quando l'ambasciatrice britannica a Roma diede un ballo per cinquecento invitati e solo i gioielli furono valutati sui cento milioni di lire d'allora. Ma la mise più abbagliante fu il costume della marchesa Luisa Casati Stampa da "Divinità del sole": abito d'oro con perle e diamanti, come d'oro erano i due sacerdoti al suo fianco. Dietro, un pavone azzurro con collana di perle e due levrieri nerissimi, al guinzaglio di un muscoloso colosso color ebano. Fantasia sfrenata e bizzarria aristocratica, spregiudicatezza e travestimenti, narcisismo e provocazione: quella ricca nobildonna dal volto scavato, bianco di cipria, gli occhi bistrati e resi lucenti dalla belladonna, i capelli rosso fuoco, riuscì a fare di sè una sbalorditiva opera d'arte. Di più: un'antesignana della performance e della body art.Ora La divina marchesa. Arte e vita di Luisa Casati dalla Belle Epoque agli anni folli, celebra il suo spirito leggendario a Palazzo Fortuny a Venezia fino all'otto marzo 2015. Spietata femme fatale, parola di D'Annunzio, che fu il suo amante e la chiamò Coré (regina degli Inferi), dedicandole varie opere. Habitué del mondo esotico dei Balletti russi e dell'avanguardia futurista di Marinetti. Inesausta regina delle feste a Parigi, Roma, Venezia, dove a creare abiti per lei furono Erté, Lalique, lo scenografo Léon Bakst. Interprete visionaria di mille personaggi, su un palcoscenico esistenziale di cui fu la protagonista, regista, impresario. Importante collezionista e mecenate, musa di simbolisti, futuristi, surrealisti. Ed ecco in mostra dipinti, disegni, sculture, foto: a ritrarla, Boldini, Balla, Man Ray, Cecil Beaton ... I gioielli a lei ispirati di Cartier e le fantasmagorie di un guardaroba di eccessi. Finché quella vita sontuosa non la portò alla bancarotta. Inseguita dai debiti, si rifugiò a Londra, dove morì povera a 76 anni. Era il 1957.PEr tutte le info sulla mostra: fortuny.visitmuve.it

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