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La dolce Concita come la dolce Euchessina

Creato il 22 gennaio 2011 da Lebarricate @gaetano_rizza

La sapete l’ultima?
Sapete qual’è la differenza tra la dolce Concita e la dolce Euchessina?
Nessuna, perchè fanno cagare tutt’e due!
Naturalmente, per chi non l’avesse ancora capito, stiamo parlando della Concita De Gregorio, direttrice dell’Unità.
In questo periodo nel quale i sinistrati vedono un barlume di qualcosa che non sanno neppure cosa perchè per loro il fango buttato addosso al centro-destra è tutto grasso che cola, visto la loro inconsistenza politica e vista la loro finta moralità, anche la Concita è dappertutto a gettare palate di fango.. Insomma è nel suo.
Senza stare a tediare tanto con un lungo resoconto della trasmissione di Rai 3, “Tg3 linea notte”, anche perchè quelle trasmissioni le seguo solo con un occhio, mentre con l’altro sono al computer per lavoro, dirò subito quello che mi è saltato all’occhio (l’occhio che buttava uno sguardo alla trasmissione) e all’orecchio, sempre dallo stesso lato dell’occhio.
In mezzo a tutte le sue affermazioni scandalizzate sullo scandalo Ruby (ma non sarebbe meglio iniziare a chiamarlo l’affaire Ruby?) e tra l’ammirazione (?) del soggetto per le dichiarazioni del Papa e di Napolitano, interpretate da codesta a proprio porco comodo, con la sua voce del cacchio e la sua cantilena odiosa, ne ha tirato fuori una che mi ha fatto sobbalzare dalla sedia in quanto detta da una portavoce ufficiale dei valori della sinistra, cito a memoria: “Gli Italiani, anche quelli di destra, non hanno come modello di vita Lele Mora o Alfonso Signorini”. Questo comunque il senso dell’affermazione.
Sono sobbalzato dalla sedia, solo metaforicamente. Nessuno dei presenti, compreso Gasparri e Liguori, ha avuto la presenza di spirito di rispondere alla poverina a cui piace sguazzare nel fango che si era dimenticata che invece loro avevano portato in parlamento a rappresentare gli Italiani, un certo Luxuria..
Pensa te se Luxuria fosse stato portato in parlamento da Berlusconi, lo scandalo..
.. E poi.. Cos’ha di diverso un Signorini da un Vendola?
Questo per dimostare ancora una volta che i personaggi della sinistra sono soltanto dei portatori di fango, e la loro ideologia, così come la loro politica, è meno che zero.
‘Sta cacchio di Concita. Brutta trota!
Amen.

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COMMENTI (2)

Da gianni tirelli
Inviato il 27 gennaio a 21:01
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ITALIANI BRUTTA GENTE! (eccezzioni a parte)

Lo spaccato dell’Italia di oggi, a rischio di tenuta sociale, è il risultato della “politica dell’orpello” che, per motivi di ipocrita opportunità, sia astiene da ogni necessaria e dovuta presa di posizione, di indignazione e giusta ribellione. E mi spiego! Quegli italiani, pacificati ancora dal buon senso, non si aspettano dal nostro presidente della Repubblica e dalle alte gerarchie ecclesiastiche (in veste di belle statuine), atti di eroismo, abiure o scomuniche, ma risposte chiare, nette e atteggiamenti consoni e confacenti con i doveri sacrosanti della loro funzione di natura politica, sociale e morale. L’esercizio continuo dei cittadini italiani, volto all’interpretazione delle loro enigmatiche dichiarazioni (in versione di Sibilla Cumana), mortifica ulteriormente la verità, confinandola in una zona grigia della ragione umana di esclusiva pertinenza dell’ignavia.

Da tutto ciò si evince che il nostro Capo di Stato non ha alcuna consapevolezza della realtà e della gravità dell’attuale drammatica circostanza socio politica e quindi, ne minimizza gli effetti e la portata, adducendone un significato retorico e formale. In verità, l’incoscienza di un tale atteggiamento, mette a serio rischio la tenuta dei principi fondamenti della democrazia, e relativizza ogni parametro di giudizio. In questo modo, viene messa in discussione la sua buona fede e l’autenticità dei suoi valori morali ed etici. Lo stesso vale per la Chiesa.

I rappresentanti della Sinistra che, per una sorta di buonismo caratteriale e una vocazione connaturata al martirio, subiscono e accusano senza reagire, i violenti e sistematici attacchi alle giuste ragioni della loro indignazione, si rendono in questo modo, indirettamente complici (per mancato intervento), dei comportamenti criminogeni di questa maggioranza e dello stallo che, da oltre 15 anni, ingessa il nostro paese. Pensare che un tale atteggiamento, possa sortire un qualche effetto positivo o chiarificatore, è un’imperdonabile ingenuità che rischia di essere interpretata dai molti cittadini, come un atto di codardia, debolezza e mancanza di contenuti. Una patetica, improduttiva e deplorevole pratica relazionale che, oggi, accomuna tutta l’opposizione. E’ finito il tempo della buona educazione, dei discorsi bilanciati e del “politicamente corretto.” Il messaggio che arriva agli italiani (che già non brillano per acume e senso civico), è quello di una sinistra senza spina dorsale, ricurva e appiattita su anacronistiche ideologie e investita dal privilegio di essere detentrice del primato della cultura e dell’intellighentia e quindi, impermeabile ad ogni tipo di intrusione di diversa natura. Molti italiani, del resto, decidono il loro voto politico, proprio in ragione di quest’ultima considerazione, ritenendosi discriminati e, per un certo verso, offesi. Un tipico complesso di inferiorità indotto.

Detto questo, giustificare gli italiani che, contro ogni logica e ragionevolezza, hanno sostenuto irresponsabilmente le candidature di Silvio Berlusconi, è l’ultimo dei mie pensieri e tentazioni. Gli stessi, si sono resi complici a tutti gli effetti, del tracollo istituzionale, morale e di valori, di questo paese, svergognato di fronte al mondo, dai comportamenti privati e dagli atti politici di un Presidente del Consiglio indegno, e dalla rozza piaggeria di cortigiani scodinzolanti.

A un buon capo di Governo, con senso dello stato, sensibile ai problemi della gente e che, da sincero populista (e non di comodo), riconosca la sovranità al popolo, in ogni caso, quando lo appoggia e quando lo contesta, avremmo anche potuto perdonare le debolezze indotte dalla sua incontenibile tempesta ormonale, ritenendola come elemento imprescindibile e corroborante, per la sua statura di uomo, di capo e di politico. Diversamente, come potremmo mai assolverlo per il il suo abominevole conflitto di interessi, il suo potere mediatico, le leggi ad personam, reati prescritti e processi in corso, la mercificazione della dignità altrui, gli attacchi alla magistratura e le frequentazioni di loschi figuri, amici di merende, marchiati dall’infamia per associazione mafiosa, corruzione e collusione con la criminalità organizzata?

Potremo mai, perdonare Silvio Berlusconi, per la morte dei nostri militari a Nassiriya, vittime di una guerra insensata che, lo stesso, ha sostenuto per motivi di protagonismo, perversa vanità e servilismo, verso presidente americano, Bush? Una gran parte di italiani, non solo lo ha perdonato, ma non ha mai, neppure per un momento, pensato di accusarlo. Questa è la vera vergogna nazionale! Nel frattempo, mentre nel postribolo privato di villa San Martino, si consumano baccanali di quart’ordine, a pagamento, intrisi di volgarità e miseria morale, in parlamento si sta ancora discutendo (dopo tutti questi anni), sull’opportunità di risarcire le famiglie delle vittime della guerra in Irak. Sui vizi dei potenti, possiamo anche lasciare correre ma, sui loro crimini, dobbiamo pretendere giustizia e certezza della pena.

Affermare, poi, la convinzione che, a Silvio Berlusconi, non esiste un’alternativa politica, è come dichiarare che gli ebrei senza Hitler, sarebbero morti. L’allontanamento di Silvio Berlusconi e cricca, dal parlamento italiano, è gia di per se, una più che convincente alternativa. Un’ameba, un bradipo, un muflone, una merda secca o, lo stesso nulla, lo sostituirebbero egregiamente e con più dignità.

Io mi vergogno di questo paese e mi vergogno di essere italiano. Mi vergogno di questa classe politica e di che la rappresenta. Provo schifo e ripugnanza per un Primo ministro che ha trasformato la sua residenza privata in un lupanare di periferia. Un personaggio che si muove nel torbido del malaffare e si avvale della criminalità organizzata per espletare i suoi sporchi traffici, riducendo il parlamento ad un grottesco mercato delle vacche, dove si mercifica la dignità altrui e l’onorabilità, a fronte di sudditanza e impunità.

Durante i contraddittori politici televisivi, non è raro ascoltare l’affermazione, “gli italiani lo hanno capito tutti”, adottato da entrambi gli schieramenti, come intercalare strategico, per dare più forza e credibilità alle loro conclusioni. La realtà, diversamente, sconfessa questa remota possibilità e capacità di comprensione degli italiani che, dati alla mano, detengono, da oltre 15 anni, il primato assoluto dell’ottusità. Un popolo di ignoranti allevati alla corte del “del grande fratello” e intossicati dai volgari, beceri, destabilizzanti e laidi programmi, condotti da quel fenomeno da baraccone al nome di Maria De Filippi. Retoriche eccezioni a parte, la verità è esattamente questa. Appellarsi dunque agli italiani, confidando strumentalmente nella loro supposta capacità di giudizio, di critica e di valutazione obbiettiva degli avvenimenti, è una volgare commedia. Una farsa che non fa più ridere nessuno.

Tutti questi anni in una tale condizione, sono duri per il nostro paese e, se oggi, il popolo somaro, non riconvertirà la sua natura equina, in quella più umana di cittadino responsabile, dovrà pagare l’alto prezzo della sua codardia.

“il popolo gode nell’affidare il potere al turpe” Seneca.

Gianni Tirelli

Da gianni tirelli
Inviato il 23 gennaio a 13:36
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LETTERA APERTA A CONCITA DE GREGORIO “La rabbia dal profondo”

Cara e dolce Concita, l’improvvido esercizio volto a spiegare l’evidenza e l’incontestabilità dei fatti, non solo non paga e mortifica la verità ma, rischia di trasfigurare la realtà in mistificazione e la vittima in carnefice. Alla luce degli ultimi, ennesimi e inauditi avvenimenti, Berlusconi e cricca dovrebbero rassegnare, seduta stante, le loro dimissioni e calarsi in un dignitoso e tombale silenzio. Questi signori, diversamente e contro ogni logica e ragionevolezza, attaccano e aggrediscono con violenza ancora maggiore, compatti, determinati e, certi che, la già sperimentata diabolica strategia mediatica della delegittimazione e della diffamazione, produrranno i loro frutti velenosi.
E’ inaccettabile e incomprensibile che lei, cara Concita De Gregorio, permetta ancora a questa gente (nello specifico, Daniela Santanchè e Paolo Liguori), di offendere la sua onorabilità, intelligenza e onestà intellettuale e si presti (come chi dubita di se), ad essere interrotta, irrisa e zittita, dallo scomposto e fastidioso starnazzare di un oca isterica in menopausa e dalla tronfia ostentazione di superiorità di un cretino. Lei non può pensare e, davvero credere (almeno in questa circostanza eccezionale) che il suo argomentare sereno, non pregiudiziale e composto, possa sortire un qualche effetto positivo o chiarificatore. E’ un’imperdonabile ingenuità che rischia di essere interpretata, come un atto di codardia, debolezza e mancanza di contenuti. Una patetica e improduttiva pratica relazionale che, in breve, accomuna tutti gli esponenti dell’opposizione. Non voglio credere, neppure per un secondo che, nessun moto di sana rabbia, abbia mai pervaso il suo cuore e che il suo carattere, sia a tal punto conciliante e docile, da impedirle un qualsiasi sussulto di orgoglio e di amor proprio. Il sentimento di rabbia, non è un’invenzione dell’uomo, ma un atto dovuto; un’estrema e opportuna risorsa di umana ribellione, di fronte ai sistematici e volgari attacchi dell’uomo corrotto.
Lei questa rabbia ce la deve! La deve a me, a tutti i suoi lettori e, in modo particolare, a tutte quelle donne, per la dignità delle quali, lei si batte da sempre con impegno, dispendio di energie e vera solidarietà. E’ finito il tempo della buona educazione e del “politicamente corretto.” Il messaggio che arriva agli italiani (che già non brillano per acume e senso civico), è quello di una sinistra senza spina dorsale, ricurva e appiattita su anacronistiche ideologie e investita dal privilegio di essere detentrice della cultura e dell’intellighentia e quindi, impermeabile ad ogni tipo di intrusione di diversa natura. Molti italiani, del resto, decidono il loro voto politico, proprio in ragione di quest’ultima considerazione, ritenendosi discriminati e. in un certo senso, offesi, proprio in ragione del loro basso livello culturale e di consapevolezza. Un tipico complesso di inferiorità indotto dall’atteggiamento di una sinistra supponente e salottiera, poco propensa a confrontarsi (anche turandosi il naso) sul terreno degli altri. Nel berlusconismo, contrariamente, molti italiani trovano conforto alla loro parte peggiore e più nascosta, sentendosi (almeno riguardo a questo), pienamente rappresentati e riabilitati dalla loro condizione di emarginazione socio-culturale. Come in certe regioni italiane dove, in mancanza di alternative, la mafia diventa, paradossalmente, motivo di orgoglio.
Volere giustificare gli italiani per la loro incapacità di discernimento e di una oggettiva comprensione e valutazione degli avvenimenti, è l’ultimo dei miei pensieri e fantasie. Le loro responsabilità sono gravissime, imperdonabili e conclamate ma, certe attenuanti relative alla barbara campagna di disinformazione di mistificazione, di plagio e omologazione perpetrata in questi ultimi 15 anni dalla televisione commerciale, nello specifico ruolo di Grande Diseducatore, andrebbero (per amor di verità) considerate, in quanto reali e non opinabili. Unico caso nella storia delle democrazie occidentali. Per tanto, dolce Concita, disertiamo la sterile, inconcludente indignazione, per rovesciare, come un’onda anomala, su questa banda di cialtroni e impostori, tutta la nostra rabbia e ribellione. E’ questo l’atteggiamento che gli italiani, confusi, rassegnati e intorpiditi dalle subdole lusinghe del berlusconismo, aspettano, a buon diritto, da tempo immemorabile. Un certo vittimismo della sinistra e un’antiberlusconismo inconsistente e fatuo, hanno concorso al prolungarsi di questa incredibile situazione tutta italiana e a consolidarla nel tempo.
Dunque, cara Concita: “ Che rabbia sia!” Ci sentiremo tutti molto meglio, liberati dal peso di quella frustrazione da impotenza che ci ha indeboliti, castrati e umiliati. Al punto tale (in particolari momenti di sconforto), di accettare la realtà dei fatti, come la suprema volontà di un tragico destino.

Gianni Tirelli