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La dolce malìa delle steppe baškire

Da Bartleboom
La dolce malìa delle steppe baškire
E' un Principe di Salina russo, pur senza gradi nobiliari, Stepan Michajlovič Bagrov.
La sua Donnafugata si trova nelle steppe profonde della Baškiria, nel villaggio che prese il suo nome, Bagrovo.Non ci sono profumi di arance nelle steppe baškire, ma campi di terre nere, che in primavera si colorano del bianco dei ciliegi in fiore e dei peschi selvatici, e poi diventano rosse di fragole campestri nell'estate inoltrata, mentre le api si industriano negli alveari a fabbricare odoroso miele di tiglio, e nelle acque del Buguruslan saltano vivaci le grosse trote. Oppure nel Kinel con le sue acque diafane e calme, le sardole che nuotano fra i giunchi mossi dalla lenta corrente, i richiami dei re di quaglie, le tane delle marmotte. E sempre quel vento che senza un ostacolo spazza le steppe erbose.
Scorre lento e placido, questo fiume di cronaca familiare che Sergej Aksakov scrisse in vecchiaia. Ti mette addosso una febbre calda, un mal di Baškiria, come dopo aver bevuto una tazza di kumys fermentato. Quella stessa febbre che colpì anche Tolstoj.Aksakov scrisse la sua saga familiare da vecchio, quando già un po' assomigliava al suo avo Stepan Michailovič. Quel Gattopardo russo, il terribile padrone, il saggio pater familias, l'irascibile eppure generoso e buono Stepan Michailovič, che un giorno, a metà del Settecento, decise di lasciare il governatorato di Simbirsk dove viveva per trasferirsi in Baškiria con la sua famiglia e i suoi servi contadini, per cercarvi spazio, pace, terra da coltivare, grano da macinare.
Un secolo dopo Aksakov fece lo stesso percorso di vita di suo nonno. Da funzionario statale con simpatie liberali a Mosca, quando ebbe l'eredità paterna, si ritirò in pensione e decise di comprare la tenuta di Abramcevo, tre piccoli villaggi, una bella casa padronale, un grande stagno, boschi rigogliosi. Lì da vecchio si dedicò alla stesura dei ricordi di famiglia, completandola dopo che un primo frammento di quella Cronaca era già stato pubblicato nel 1840. Vi si dedicò ma quasi di controvoglia, istigato da Gogol' e Turgenev. E il successo enorme che ebbe la "Cronaca di famiglia" dopo la sua pubblicazione meravigliò moltissimo il suo stesso autore, che quasi non sembrava capacitarsene.Una sorta di racconto orale, un memoriale che si inserisce nella ricca produzione memorialistica di quegli anni, da Turgenev a Herzen, al Tolstoj di Infanzia e Adolescenza. Ma in Aksakov sembra di non avvertire alcuno sforzo verso una costruzione letteraria, verso un particolare artificio della prosa. E' memoria e nostalgia per una terra promessa. Per un tempo che se ne stava fuggendo.

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