Autore: La RedazioneMar, 03/09/2013 - 10:30
Quando guardo nei tuoi occhi, non ti vedo presente; è come se fossi assente. Vivi distrattamente, immemore: questa è l'origine di ogni sofferenza. Puoi essere vivo senza essere affatto presente, ma in quel caso la tua esistenza diventerà noiosa; ed è ciò che è successo. Pertanto, quando guardo nei tuoi occhi, non ti trovo; devi ancora venire alla luce, devi ancora essere. C’è una possibilità, un'occasione favorevole, ma tu ancora non sei.
Diventare consapevoli di questa assenza vuol dire iniziare il viaggio verso la meditazione, verso la trascendenza. Se sei consapevole che in un modo o nell'altro ti stai lasciando sfuggire un'opportunità... esisti, ma non sai come e perché; ignori persino chi vive dentro di te. Tale inconsapevolezza crea sofferenze di ogni sorta, perché qualsiasi cosa farai, provocherà dolore senza che tu ne sia consapevole. L'importante non è ciò che fai, ma se sei presente o assente mentre lo fai.
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Qualunque cosa tu faccia, se riesci a farla In modo da essere totalmente presente, la tua vita diventerà estatica, un dono del cielo. Se fai qualcosa in modo assente, senza essere presente, la tua vita sarà inevitabilmente una sofferenza. "Inferno" vuol dire questo: essere assenti.
Esistono due tipi di ricercatori: uno è sempre alla ricerca di cosa fare. Quel ricercatore è sempre sulla strada sbagliata, perché il punto non è affatto agire. Il punto è essere: cosa e come essere. Dunque, non pensare mai in termini di fare e agire, perché se sei assente in ciò che fai - qualunque cosa essa sia - sarà priva di senso. Che tu sia nel mondo o in un monastero, nella folla o in un angolo remoto dell'Himalaya, non fa differenza. Sarai assente qui e lo sarai là, e creeral dolore qualunque cosa tu faccia, nella folla o in solitudine. Se non ci sei, tutto ciò che fai e sbagliato. Il secondo tipo di ricercatore, quello sulla strada giusta, non si chiede cosa fare, ma ricerca come essere. La prima cosa è: come essere.
[tratto da I segreti della gioia di Osho, Bompiani]
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