La realtà è che sto diventando noioso. Mi sveglio la mattina con una donna al fianco. Bella. Nuda. Mia. Quando dico mia, non intendo che è la mia donna; o meglio, non solo quello. Mi spiego con una piccola divagazione:
Esistono due tipi di ragazze: quelle da tiro e quelle da esposizione. Le ragazze da tiro sono inclini a caricarsi addosso l'intero rapporto di coppia, con annesse gioie e dolori. Amano i grandi patemi, e quando non ce ne sono se li creano. Vivono ogni momento in modo straordinariamente intenso, e questo rende il rapporto simile a un ottovolante emozionale in cui tutto è fantastico e il giorno dopo da buttare. Amano essere al centro dell'attenzione, non per manie di protagonismo ma perchè hanno paura di sentirsi trascurate, in un circolo vizioso che a volte rasenta la paranoia.
Le ragazze da esposizione sono invece di più facile gestione. Sempre carine e curate, sanno risultare simpatiche e gradevoli ovunque si trovino. A differenza delle ragazze da tiro, non amano picchi melodrammatici in un rapporto, preferendo stabilità e sicurezza.
Conoscendomi, io sarei più un tipo da ragazza da tiro. Infatti, una volta ne avevo una.
Era un rapporto faticoso, che però dava le sue soddisfazioni. Il problema è che a me non piace dare attenzioni su richiesta, e a volte mi eclisso perchè adoro starmene un po' da solo con me stesso. Dunque, a lungo andare il continuo tentativo da parte della mia ragazza da tiro di attirare la mia attenzione non ha fatto altro che acuire la mia indifferenza. Fino al punto di rottura.
Per questo fui molto contento, poco dopo, di trovarmi insieme a una ragazza da esposizione. Dopo anni su un ottovolante, apprezzavo un po' di stabilità. Il problema è che questa stabilità si trasformò presto in calma piatta. Certo lei aveva un'impeccabile altezza al garrese, ma ogni volta che le lanciavo un bastone per giocare mi guardava perplessa. Non me ne ha mai riportato uno. Troppo poca interazione.
Così, dopo qualche tempo di aim, shoot and run, ora mi ritrovo con al fianco una donna ibrido: un po' da tiro, un po' da esposizione. A volte questo mi fa paura, principalmente per un motivo: a me piace raccontare aneddoti, non raccontarmi. Lo faccio solo quando mi va davvero e sempre centellinando le informazioni, come fossi una lumaca che esce dal guscio solo in determinate condizioni climatiche. Lei invece sta scardinando queste mie pseudodifese, riportandomi indietro bastoni senza che io nemmeno glieli lanci.
Se stessimo giocando una partita a Risiko, la immaginerei mentre conquista con pazienza un territorio a turno, rafforzando la sua posizione in attesa di cambiare un tris di carte. Si sta sostituendo, lentamente e con molta discrezione, a me stesso come mio interlocutore abituale.
Per questo sto diventando noioso: non mi basto più. Per la prima volta non sono autosufficiente.
Ecco da dove nasce la paura.
Non riesco più a trarre piena soddisfazione dai momenti che ritaglio solo per me. Mi annoio. Mi manca.
Eppure le ho provate tutte per cercare qualcosa che lei rifiutasse a priori. Per farmi dire: "Ok, questa cosa falla tu e noi ci vediamo dopo". Non perchè ne avessi reale bisogno, ma giusto per testare...
Così ho usato ogni arma di distruzione di massa ad oggi a disposizione di noi giovani uomini per tediare le nostre malcapitate compagne. Qualche esempio in ordine sparso:
- le ho insegnato a giocare a Poker;
- ho visto con lei Top Gear, un programma televisivo che tratta solo di automobili;
- più volte mi sono connesso con lei su Skype per poi strimpellarle per ore la chitarra in videoconferenza (con alterni risultati in termini qualitativi, e non certo per colpa della webcam...);
- l'ho sottoposta a ore ed ore di battutacce piene di cameratismo con annesse grasse risate tra me e altri giovani uomini (prevalentemente calabresi);
- le ho fatto guardare "Terminator Salvation" alle 3 di notte, commentando ogni scena in cui c'era Christian Bale con frasi del tipo: "Ma ti rendi conto? Questo tizio è sia Bruce Wayne che John Connor!!!";
- le ho fatto conoscere il gioco degli scacchi, passione che è quasi costata il divorzio a Lollipop, il più gracilino della Grande stirpe;
- le ho fatto fare un viaggio di 900 Km filati in moto a Febbraio, con una temperatura percepita (atmosferica + effetto vento) di circa -2 gradi;
- le ho raccontato nel dettaglio tutta la mia carriera pluriennale a "Football Manager", mostrandomi sinceramente preoccupato da un mio probabile licenziamento da ruolo di allenatore di una squadra di serie C2, tale Celano Olimpia.
Quando l'ho portata al cinema a vedere l'ultimo film di Stallone e lei il giorno dopo ne ha scaricato la colonna sonora, ho gettato la spugna.
Non si tratta di una persona accondiscendente, altrimenti non starei neanche qui a parlarne. In realtà è pervasa da una curiosità viscerale verso tutto ciò che la circonda, che la porta ad approfondire ogni input che riceve. La sua mente è un humus in cui tutto attecchisce, viene elaborato, fatto proprio per poi ritornare carico di nuove sfumature che rendono il tutto ancor più interessante.
E' come se tutte le mie certezze fossero un sommergibile, dal cui interno io guardo il mondo attraverso un periscopio. Ogni volta che noi condividiamo un'esperienza, lei mi sposta il periscopio di qualche grado permettendomi di vedere qualcosa di nuovo.
Così, mentre viaggiamo insieme sul mio glorioso sottomarino, che una volta era un silent hunter e che piano piano sta diventando qualcosa di diverso, dal mio posto di comando io la guardo di sottecchi facendomi sempre la stessa domanda, che fa meno paura ogni giorno che passa:
Non sarà forse lei a condurre me?