La donna che visse due volte – Alfred Hitchcock, 1958-2013

Creato il 20 ottobre 2013 da Paolo_ottomano @cinemastino

La donna che visse due volte in inglese si dice Vertigo: “Vertigini” avrebbe sicuramente avuto un effetto deleterio sul film, perchè non è sempre possibile trasferire il fascino di una parola da una lingua all’altra. Questa volta, però, anche la versione italiana ha un proprio fascino e una propria ragion d’essere, e nonostante possa sembrare pomposo, questo titolo riesce a intrigare senza svelare troppo della trama (ma qualcosa si) e rivelando invece un senso leggibile a più livelli della storia.

La donna visse quindi due volte, certo, e il film rivive con un’intensità diversa e delle sfumature nuove ogni volta che lo si riguarda. Permettendoci di cogliere questo o quel particolare che a una visione precedente ci erano sfuggiti, perchè eravamo concentrati su qualcos’altro. Croce e delizia per tutti noi è che c’è davvero molto su cui concentrarsi, e quello che qualcuno definisce il più bel film della Storia dovrebbe rivivere nelle nostre sale all’infinito, e neppure riusciremmo a suggerne il senso una volta per tutte.

Molti sono i modi per raccontarne la trama: ecco quello forse più chiaro ma meno aggressivo, che conserva intatto il piacere della suspense, che è la nuda cronaca di quello che sembra succedere nella prima parte del film. Scottie (James Stewart) è un ex poliziotto, ritiratosi dopo la morte di un suo collega: mentre inseguivano un uomo sui tetti, infatti, il collega di Scottie è precipitato mentre cercava di aiutarlo a non cadere. Qualche tempo dopo, un vecchio compagno di università di Scottie gli chiede di pedinare la moglie Madeleine (Kim Novak), in preda a lunghi e inspiegabili momenti di trance: pare rivivere la vita di una sua antenata. E la riviviamo tutti, perchè ogni particolare ha una funzione ben precisa e necessaria al corretto srotolamento della storia: il colore della tappezzeria, dei vestiti di Madeleine; le ossessioni dell’uno e dell’altro; le corrispondenze e la confusione tra luoghi immaginari e reali; la colonna musicale – che meriterebbe un saggio specifico, tanta è la maestria con cui si suscitano emozioni forti senza un briciolo di melensaggine – e le metafore attraverso cui capiamo l’animo di Scottie e di Madeleine, il senso della storia. O crediamo soltanto di averlo capito. E non perchè siamo stupidi: è perchè La donna che visse due volte è un capolavoro, è tutto ciò che un thriller e un melodramma dovrebbero essere. Tutto quello che un film dovrebbe essere: un blockbuster nel senso etimologico del termine, che non smette mai di rimpinguare la fila al botteghino. Pubblico eterogeneo. Pubblico che ama il cinema.



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