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Stavo per scrivere d’altro, ma poi, come preso da raptus comunicativo, ho capito che dovevo dire almeno due o tre cose sulle lacrime della ministra Fornero.
Cominciamo col dire che, se il mio è stato un raptus, nel caso della Fornero mi sembra di poter dire che si è trattato di semplice e spontanea commozione. La titolare del welfare stava commentando alcuni passi della riforma pensionistica con estrema chiarezza e apparente gelido distacco, quando improvvisamente, di fronte all’ineluttabile necessità di pronunciare la parola “sacrificio”, gli esce appena una S…, si commuove, si blocca e quasi scoppia a piangere. Mario Monti prende la parola e con fare composto estrae le sillabe successive : “ credo che stesse per dire sacrificio? “; risposta della Fornero soffocata dai singhiozzi: “si”; riprende Monti: “credo di poter interpretare il sacrificio così efficacemente trasmesso dal ministro Fornero: riguarda la deindicizzazione delle pensioni”. Ecco la vexata quaestio, il pomo della discordia: la deindicizzazione, cioè il blocco dell’adeguamento o perequazione che dir si voglia delle pensioni. In altre parole se il costo della vita aumenterà, le pensioni (escluse quelle minime), almeno fino al 2014, non aumenteranno. In effetti non c’è da commuoversi; c’è proprio da piangere. In molti adesso vedranno la ministra Fornero come la politica dal volto umano, o come un episodio particolarmente toccante della telenovela: “anche i tecnocrati piangono”. Non me ne meraviglio. Veniamo da vent’anni di cucù, corna, barzellette sulla fica e chi più ne ha, vi prego! Meno ne metta. Ci basta vedere gente seria, compassata, competente e che magari ogni tanto mostra una lacrima che non sia di coccodrillo, anzi, di caimano, e subito gridiamo al miracolo. E già; vent'anni o giù di li. Le ultime lacrime di un politico quali furono? Io ricordo Achille Occhetto...ma erano altri tempi. Radical shock!
Bando ai fazzoletti? Non direi, perché bisogna dire che se le reazioni a caldo dei sindacati alla manovra ( da Bonanni a Camusso) sono state molto dure ( e non poteva essere altrimenti) , se i politici (vedi Pisapia e Bersani) almeno per certi obblighi verso i propri elettori già prendono le distanze dal grosso della proposta Monti, sul web già si è scatenata quella che definirei una Fornero-mania. La sensibilità della ministra infatti non è passata inosservata, e, credo, si candida ad essere uno dei possibili tormentoni dei futuri dibattiti fra blog, giornali e facebokkari. Vedere un ministro che piange in diretta perché annuncia un provvedimento duro, suona come quel dentista che ti dice: “ le farò molto male”, e poi si commuove; fa quasi più tenerezza di te che dovrai sentire veramente dolore. Ma forse la Fornero era emozionata perché non abituata alle telecamere. Oppure, cosa non meno probabile, dopo giorni di tensione con quei maschiacci del consiglio dei ministri, in cui si era battuta affinchè quella misura infame sulla deindicizzazione non fosse proposta, e non dovesse essere proprio lei a metterci la faccia, quando poi ha dovuto dire S…, è crollata. Monti, infatti mi è sembrato abbastanza imbarazzato di fronte al fuori programma del sacrificio di Elsa. Il problema però è un altro, anche se in fondo è il solito vecchio adagio: il dito e la luna. Il dito sono le lacrime, pur toccanti e senz’altro vere di Elsa Fornero, e la luna sono le lacrime che verseranno gli italiani che dopo 40 anni non avranno il diritto di andare in pensione. Diciamoci la verità: erano in molti ad aspettarsi cetrioli a mazzi da questo governo, ma almeno qualcuno che si andasse ad infilare fra le chiappe dei grandi capitali? Invece no, quelli come al solito non sono stati toccati. Dov’è la famosa patrimoniale? Ci sarà una patrimonialuccia, cioè una tassa su aerei e barche di lusso ( uno zuccherino per i sindacati). Quel che rimane del PDL in questa arlecchinesca maggioranza approverebbe una vera e propria patrimoniale? Siamo certi di no, quindi perché proporla? Chi si finisce nuovamente per colpire? I lavoratori dipendenti, i soliti noti. Chi viene risparmiato? Il grande evasore. Dunque? La solita zuppa. Nessuno dopo Berlusconi si aspettava la rivoluzione d’ottobre, ma neanche una manovra che fosse carta carbone di quelle proposte dal centrodestra finora. Rispetto comunque per la signora Fornero, economista e accademica italiana. Non voglio fare retorica a buon mercato, ma preferisco le sue lacrime vere a tanti finti e ben poco accademici sorrisi che ben presto dimenticheremo.