I Monologhi di Sana – Rubrica
and in the water I could see / a piece of what you broke in me / I took a walk my usual way / a called to quit my job today / and in these holy, empty hours / when my quiet thoughts get louder / saying you’re born to be this way / you’re not meant to be afraid
sometimes my heart and brain conspire / to set everything on fire / just to stop the tyranny / of that minute hand on me / we woke for golden morning hours / just to soak in all the power / we weren’t made to be this way / we weren’t made to be afraid
(Golden Wake – Mutual benefit, Love’s crushing diamond)
Sorge il sole
un’alba splendida che non è già più alba.
E io,
la Donna Rossa,
incrocio fanti e re di coppe.
Ricamo le mie superstizioni di sogni sterminati
e romantici notturni.
Ma appaiono vuoti e distanti
all’eco della mia conchiglia,
il vento dell’ovest resta muto e non porta
alcuna canzone.
Cammino sicura, ostento la certezza di chi conosce
lo scopo per il quale è venuto al mondo
ma
di notte
sono di nuovo io.
La ragazzina che si spaventa delle ombre
e da un nome a ogni stella.
Manca qualcosa,
qualcosa che continua a non apparire
mentre affondo i piedi nella polvere.
Mi precede a ogni passo
la figura terribile della Donna Rossa.
L’ho costruita io, e dovrebbe piacermi,
così a lungo ho desiderato esserla.
Ma.
Non mi piace lo sguardo che ho
mentre incrocio quello della mia Regina dagli Occhi di Viole.
L’anima è di pietra come se non fosse mai stata d’altro,
dov’è finita la ragazzina che sogna?
Ho voluto così a lungo che mi vedessero come la Donna Rossa,
quella distante e mai arresa,
quella incerta, zingara
dagli occhi di ossidiana
e l’anima intessuta di mistero,
più forte di chiunque altro.
Ma ora, ora…
Vorrei ritrovare la mia parte di cristallo,
che sorrideva alla notte.
Partii perchè
m’aveva innamorato della vita,
del sapore del vento,
dell’eco del fiume.
Sono andata a scoprire com’era
oltre la polvere,
oltre i palazzi e l’asfalto.
Ma racchiusi
tra le pieghe della notte
conservava
i nomi che io davo alle stelle.
Non importava mai
dove fossi stata,
chi avessi incontrato
baciato, amato, deriso,
con chi avessi combattuto
o che ferite avessi riportato.
In un istante, la luce della luna
riportava il sereno.
E il vello della fiera spariva,
la maschera della Donna Rossa si frantumava
e restava solo la ragazzina.
Ingenua, fragile, innamorata della vita.
In un attimo tornava il viso della Principessa-Libertà
che sogna di meraviglie, oltre il mare in tempesta.
È sull’orlo della notte che un ultimo tentativo
incrina il gesso della maschera…
sussurra familare, la voce della mia Regina dagli Occhi di Viole.
Sorge un’alba che non è già più alba.
Ma qualcosa germoglia,
rivive, mormora.
È la mia certezza.
In un istante crolla
il castello di carte della Donna Rossa
e resta solo la ragazzina.
Posso essere la Donna Rossa con chiunque,
ma non con lei.
E lei può
essere la Regina dagli Occhi di Ghiaccio con chiunque,
ma non con me.
Per me, i suoi occhi saranno sempre e solo quelli di viole.
Non crediamo a questa sciocca recita.
Ricamo di certezze le mie superstizioni.
Ora la Donna Rossa ha
occhi d’ossidiana
e sorriso di malizia
di chi ha ritrovato
i nomi delle stelle.