Succedeva in estate, vuoi per il caldo, vuoi per le zanzare, vuoi per il pensiero fisso "devo dormire" che tiene il sonno lontano anni luce.
Anche papy soffre di insonnia, si vede ho preso da lui. Qualche volta si stendeva sul mio letto e solo ad averlo vicino mi tranquillizzavo e mi addormentavo di brutto.
Altre volte era un inferno: sentivo di avere così tanto sonno da star male, eppure mi trovavo con gli occhi spalancati sulla notte. Piangevo, all'inizio in silenzio, poi soffocando le urla di rabbia nel cuscino. Allora arrivava papy e mi portava in salotto a fare un giro. Mi diceva di ascoltare i rumori della notte, di provare a distinguere le auto dai camion sull'autostrada, che pur lontana a quelle ore si sentiva fino a casa nostra. Poi mi riportava a letto, e il sonno arrivava.
Il lato bizzarro di quelle notti in bianco era che non avevo nessun motivo plausibile per non riuscire a dormire: niente incubi, niente stress (dannazione, era estate! La preoccupazione maggiore era trovare un nascondiglio perfetto per le partite di nascondino serali).
Ora che sono cresciuta, le notti in bianco si sono fatte molto più rare, e sicuramente più motivate: esami, lavoro, partenze con l'aereo (puntualmente sogno di arrivare in ritardo: e l'unica volta che non l'ho sognato, sono arrivata davvero tardi -.- ), tesi, pensieri vari.
Questa è una di quelle. Forse dovrei dire "è stata", visto che ormai è giorno fatto.
Mi sono messa a letto poco dopo le undici e mezza, neanche tanto tardi per i miei gusti, ma ero decisamente scombussolata per la visione delle ultime due puntate di Grey's Anathomy che si sono rivelate disastrose per i miei nervi nonché per il braccio di Apollo, stritolato dalla mia mano, e per il pensiero di come mi sono lasciata turlupinare lo scorso venerdì. La valeriana non ha fatto il suo lavoro, come nemmeno l'ultimo racconto che mi restava della raccolta di Neil Gaiman "Il cimitero senza lapidi e altre storie nere" - racconto tutto da ridere, tengo a precisare: non sono così folgorata da leggermi una storia dell'orrore sapendo di avere già i nervi a fior di pelle.
Dopo un quarto d'ora passato a girarmi nel letto come una cotoletta, riaccendo la luce e prendo in mano un libro nuovo: leggo una decina di minuti, poi ritorno sotto le lenzuola.
Credo di aver dormito una mezz'oretta, poi mi sono svegliata in un bagno di sudore: il termometro della sveglia segnava 25,5°. E io sudavo come se ce ne fossero dieci in più.
Mi alzo e prendo il ventilatore. Dopo un po' inizio a sentire freddo, così mi copro. Dopo un altro po' l'aria mi dà fastidio, così spengo il ventilatore.
Ridendo e scherzando, sono arrivate le tre e venti.
Decido di distrarmi, leggo un altro po'. Spengo la luce e cerco di pensare a tutto tranne che a Grey's Anathomy, all'Enel e al sonno.
Ancora nulla, e sono le quattro passate.
Di intossicarmi di valeriana non ne voglio sapere, di farmi una camomilla idem - non ha senso bere una tisana che sì ti fa addormentare, ma pure ti costringe ad alzarti tre volte per andare alla toilette.
Conoscendo la mia mente malata abbastanza da sapere che anche se i miei pensieri coscienti non riguardavano l'Enel, in realtà erano proprio questi la causa della mancanza di sonno, ho deciso di anticipare quello che avevo in programma per la giornata: cercare l'indirizzo cui inviare la disdetta del contratto appena firmato. Perché ovviamente nel contratto non c'è.
Accendo il pc, mi collego a internet e comincio a ravanare nel sito: ho forse trovato l'indirizzo? No, perché ti rimandano all'agente di zona. Mi sa che tra un po' la signorina verrà svegliata da una telefonata particolarmente mattiniera XD
E poi, sempre più sveglia, ho sistemato un po' di e-mail, un paio di questioni relative a Wikipedia, risposto a Demart nel post precedente, finché è arrivata l'alba.
Sono vispa come un grillo, gli occhi giusto un po' pesti, ma nessuno sbadiglio, neanche appena abbozzato.
Avrei dovuto forse prendere in mano la tesi: sono sicura che mi sarei addormentata in direttissima, con la faccia spiaccicata sulla tastiera e una poco signorile bava da sonno che scivola lenta ma inesorabile sugli appunti.
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