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“La doppia ora”

Creato il 18 agosto 2010 da Cinemaleo

2009: La doppia ora di Giuseppe Capotondi

“La doppia ora”

Presentato al Festival di Venezia, ha fatto -a mio parere inaspettatamente- incetta di premi.

 

Il quarantunenne Giuseppe Capotondi è alla sua prima regia: le qualità tecniche non gli mancano ma il suo mi sembra un prodotto in cui le pecche superano i pregi. C’è una buona idea di fondo (…che non è il caso di rivelare) ma la sceneggiatura, nel suo complesso, lascia a desiderare. Varie incongruenze, comportamenti non motivati, personaggi non sempre plausibili, sequenze inutilmente allungate a dismisura, ritmo non esaltante… contribuiscono a rendere questo La doppia ora un’opera non riuscita.

Il film, un mix di noir thriller melo, ha entusiasmato la critica (tra gli altri, Roberto Pugliese ha scritto: avvincente thriller psichico a scatole cinesi, che declina senza remore alcune referenze importanti quanto variegate, da Hitchcock a Polanski, dal Kieslowski di “La doppia vita di Veronica” al Lynch di “Twin Peaks” sino (soprattutto per una certa costruzione della suspense) allo Zemeckis di “Le verità nascoste”, ma che scintilla di luce propria…”): personalmente non ne sono rimasto coinvolto. L’ho trovato un puro esercizio intellettualistico col suo giocare tra apparenza e realtà, confuso  e artificioso con i suoi slittamenti spazio-temporali, scarsamente emozionante nei suoi virtuosismi formali. Non mi ha convinto la strapremiata protagonista. Kseniya Rappoport è un’ottima attrice ma qui non è aiutata da una personaggio che la trama (trama che richiama alla lontana La donna del ritratto di Fritz Lang) vorrebbe pieno di sfaccettature ma a cui la regia impone di avere continuamente la stessa espressione stralunata, dall’inizio alla fine: mai un cambiamento, una diversa sfumatura per una figura che dovrebbe indurre lo spettatore a dubbi e interrogativi.

p.s.

Paolo D’Agostini, su Repubblica, pur elogiando il film, ha scritto: “Capotondi ha il difetto – forse da esordiente – del preoccuparsi troppo di avvertire: faccio un film «di genere» ma sono anch’io un «autore»”. Concordo. 

scheda  

“La doppia ora”

 


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