di Ninnj Di Stefano Busà
La condizione di essere “artisti” in una società di normali, intendendo per “normali” la piatta evoluzione della fantasia, della creatività e dell’arte è per molti un dramma, perché si paga uno scotto imprevedibile. L’artista non è accettato con facilità dalla gente “comune” che vede in lui un fuorirotta, un sognatore, un fuorilegge delle regole, spesso un estraneo alle abitudini regolari del ritmo di vita: egli è fantasioso, estroso, sensibile, generoso. L’artista si può ritenere un privilegiato dalla natura, ma lo è semplicemente verso se stesso. la condizione di artista è una sorta di dannazione, perché è lacerante il suo percorso, (un po’ suscita invidia, un po’ viene guardato con sospetto). Più che un dono, allora, è una sofferenza, perché inviso ai più, Il poeta ad es. artista a tutto tondo, è un uomo completamente diverso dagli altri proprio di sua natura. In genere rompe con gli ismi, con le banali sottomissioni a questa o quella regola, il poeta è spirito indipendente, ribelle talvolta a qualunque legame, a qualunque disciplina. La sua poesia è una rottura col mondo circostante, uno scandalo verbale, una sofferenza indicibile allo stato “puro”. Egli vede la poesia come rifugio dei suoi mali, vi s’immerge totalmente, riuscendo a trovare da essa la ragione stessa della sua vita, la spiegazione seppure opinabile della stessa ragion d’essere. Il poeta è solo, la sua solitudine gli serve per scrivere, per entrare in contatto con la parte più intima di se stesso, ma nello stesso tempo è un uomo solo, un uomo non compreso nel suo tempo, non integrato con la becera cultura e la banalità dei suoi contemporanei.
Il poeta pensa alto, è la punta d’iceberg di una cultura estranea al perbenismo permissivo quanto equivoco della società, non incline all’allineamento pedestre di una mentalità mediocre che s’intruppa all’esercito del q.i (zero).
L’artista vola con la sua fantasia nelle aree alte della stratosfera, ne intuisce la ricchezza del sentire, ne avverte con la sua arte ogni vibrazione con tutta la sofferenza che ne consegue, perciò non è ben visto o accettato. L’artista paga lo scotto di essere tale.
In tal senso è investito da un fuoco che lo condanna all’isolamento, ma lo esalta per le sue intuizioni fulminanti, le sue grandissime qualità intellettive e le sue eccellenti doti di uomo libero che usa il suo cervello e non lo mette al servizio di nessuno.