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La durata dell'estate - 2

Creato il 18 agosto 2011 da Odio_via_col_vento

 

Arnold Bocklin/Giorno d'estate

Arnold Bocklin, Giorno d'estate

 

Quanto tempo si impiegava ad imparare a diventare adulti?
Quante estati?
Quante sere calde, di lucciole e di stelle, passate a cantare e araccontarsi storie paurose, sussultando ad ogni scricchiolio della notte, ma fingendo di disprezzare la paura altrui?
Quanti pomeriggi assolati, immersi nel silenzio dell'afa, in cui il piccolo paese di mare diventava solo nostro - sparito ogni adulto di buon senso, rifugiatos all'ombra delle case - e sembrava una magia, un mondo fatto a misura di bambini quasi adolescenti, di adolescenti quasi adulti, che quasi in fuga si impadronivano silenziosamente di quell'aria bollente, di quella luce impietosa, di quell'eterno frinire di cicale?
Quante mattine rinfrescate dall'acqua di un bagno in mare o nel fiume, di un'acqua limpida e cristallina che oggi ti tocca andare a cercare in altri, lontani, mondi, e allora era qui, a disposizione di tutti? 
Quante partite a biglie, prima, con le ginocchia quasi sbucciate dal lungo strusciare sulla sabbia ruvida; e poi a ping-pong, condite di urla e di tifo da stadio; e a carte, ad imitare le mamme e le signore bene, all'ombra delle cabine della spiaggia, barando o tenendo il conto di tornei inimmaginabili?
Quanti vecchi film nei cinema all'aperto, commenti e anticipazioni a voce alta, patatine e gelati, golf arrotolati in vita, corse in bicicletat al buio, per tornare a casa, sperando di evitare le torme di grossi rospi verdognoli che popolavano i giardini della villette al amre (ma dove sono finiti, tutti quei rospi, che almeno tenevano lontane le zanzare?)?

E poi gli amori, sì, come dimenticare i primi amori? Le cotte estive, inevitabili come la scottatura del sole sulla pelle bianca da cittadini. Ragzzini e ragazzine ingenui e assolutamente inesperti, che prendevano le misure della vita, scrutandosi solo da lontano, facendosi scherzi in acqua, sperando in uno sguardo o in un breve incrociarsi lungo i corridoi delle cabine.
Le prime sigarette, le prime spese da soli, per il mercatino settimanale, le confidenze. Ma anche la voglia, nuova, di primeggiare, di emergere, di farsi un piccolo codazzo di gregari intorno, di guardarsi allo specchio della spiaggia, quasi nude, nel costume nuovo, e impaprare a capire che la crescita era anche questo, era anche un corpo nuovo.

Quanto tempo si impiegava a diventare adulti, un'estate dietro l'altra?

 


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