di Valerio Valentini
Byoblu
Guarda cosa diceva Sallusti il 12 novembre. Ma non in televisione.
A sud-est della Sardegna, nella subregione di Quirra, si trova il poligono militare sperimentale più grande d’Europa, utilizzato sia dall’esercito sia dalle aziende private, italiane e non. Quirra, però, non è più soltanto il nome della zona invalicabile in cui avvengono le sperimentazioni di missili e razzi, ma è anche il nome di una malattia: la sindrome di Quirra.
I dati di questa sindrome, come è facilmente prevedibile, sono difficili da trovare, anche per la scarsa collaborazione delle istituzioni. Si hanno però i dati diffusi dalle Asl di Cagliari e Lanusei, che fotografano una situazione inquietante: negli ultimi dieci anni, il 65% dei pastori della zona ha riportato leucemie e linfomi. E si parla di “almeno 21 deceduti per tumori al sistema emolinfatico tra pastori ogliastrini e sarrabesi” a cui vanno aggiunti “una ventina di bambini nati con gravissime malformazioni”. Non solo: nella frazione di Villaputzu, vicina al poligono militare, il 15% della popolazione ha riportato delle neoplasie maligne. Un bollettino da tragedia, “come Chernoyl”, denunciano le associazioni che da anni si battono contro questa strage reiterata.
Solo che a causarla, la strage, in questo caso non è la criminalità organizzata: è lo Stato. Lo Stato che permette, in nome di una logica di sviluppo militare assurda, che si diffondano nell’aria uranio impoverito e nanoparticelle di metalli pesanti che aggrediscono i militari, i pastori, i bambini chegiocando rinvengono dei bossoli e gli animali (frequenti i casi di agnelli nati morti, con malformazioni e anche con due teste o con un solo occhio, oppure di maialini con sei zampe). E come se non bastasse è sempre lo Stato a non permettere di fare chiarezza, coprendo col segreto – anch’esso di Stato – le esercitazioni dei militari. Addirittura, subito dopo le prime denunce, le istituzioni locali provarono a indicare il responsabile in una vecchia cava di arsenico, dismessa dl 1974, salvo fare una meschina figura quando si scoprì che l’arsenico non poteva provocare questo tipo di malattie.
Eppure, pare assurdo, forse una buona notizia c’è. L’8 maggio scorso, il procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi, ha esposto davanti ad un’esterrefatta commissione parlamentare i dati delle sue indagini durate anni e che lo hanno indotto a formulare ipotesi di reato pesantissime: omicidio plurimo, violazioni ambientali e omissioni di atti d’ufficio.
Ma quello che più lascia inorridire è il contenuto della relazione del magistrato, che ha illustrato i possibili fattori patogeni riconducibili all’uso dell’uranio impoverito e di altre sostanze nocive. Fiordalisi riporta i resoconti di testimoni oculari che hanno visto nubi causate dalle esplosioni dirigersi, trasportati dal vento, sopra le zone abitate. Poi racconta dell’utilizzo accertato di “ordigni al fosforo bianco” che hanno causato la morte dei pastori che si trovavano casualmente nelle vicinanze, e di documenti militari che indicavano la zona di Quirra come “luogo ove sotterrare dei fusti al napalm”. Descrive inoltre la tecnica dei “brillamenti”, utilizzati come “opera di smaltimento di rifiuti militari” potenzialmente dannosi senza alcuna indagine preventiva sul loro impatto ambientale. Tra l’altro “le esplosioni erano di quantitativi superiori agli 800 kg di tritolo, stabiliti dall’Aeronautica come tetto massimo", e i militari agivano a mani nude e senza alcun tipo di protezione.
Nella relazione è stata denunciata “l’insorgenza di tumori e leucemie riconducibile all’uso della balistite”, ovvero del materiale incombusto residuo delle esplosioni, che i pastori rinvenivano nei pascoli circostanti. (A loro era utile per accendere il fuoco, e non sapevano che utilizzandolo firmavano, inconsapevoli, la loro condanna a morte). Le foto di Fiordalisi hanno mostrato gli altissimi funghi generati dalle esplosioni, che mettono in circolo le particelle nocive le quali, essendo molto più sottili delle comuni polveri, vengono inalate fin nei polmoni, entrano in circolo nel sangue e oltrepassano anche la barriera del cervello. Una di queste sostanze è il torio, contenuto nel sistema di guida dei missili anticarro “milan”, che si è disperso nebulizzato nell’ambiente. “Questo – dice – potrebbe essere alla base di tumori e linfonodi”. Per Fiordalisi, inoltre, le diciture che i soldati utilizzavano per definire le loro operazioni sono delle vere “menzogne dietro cui mascherare lo smaltimento illecito di rifiuti militari“ cioè “bombe e munizioni non più utili provenienti dagli arsenali dell’Aeronautica di tutt’Italia”.
È curioso infine notare che – non si capisce come mai – quando si tratta di mettere a disposizione il proprio territorio per soddisfare gl interessi pericolosi delle multinazionali l’Italia è sempre accondiscendente: siamo un po’ il parco giochi dove gli eserciti stranieri vengono a impiantare le loro basi e a fare esperimenti su strumenti di difesa e di offesa. A Quirra, ad esempio, sono 13mila e 200 gli ettari che dal 1956 sono recintati ad uso e consumo delle multinazionali della guerra. Siamo delle cavie a nostra insaputa, pur ripudiando la guerra.
Ecco la registrazione integrale della relazione di Domenico Fiordalisi: