Cari amici, vorrei cominciare questo articolo con una bellissima notizia: ho perso quattro kg. Ho anche ricevuto in settimana un regalo da parte di una carissima fan, aspetto quindi che la gente mi fermi per strada a breve chiedendomi l’autografo. Ma basta parlare di me. Parliamo di voi, e di quante soddisfazioni mi dà lo scrivere su questo blog. Anzi no, non è in questa puntata che parleremo delle mie gioie, ho un po’ le idee confuse quest’oggi e non sono il solo. Questa è la domanda che mi è arrivata alla casella di posta elettronica [email protected]
Caro Fabry,
sono Riccardo e ho 22 anni. Studio al DAMS a Bologna e ti scrivo per chiederti qualche consiglio su come calarmi nella parte dell’hipster perché ne sono accerchiato e non riesco proprio a immedesimarmi.
Prima di tutto un po’ di educazione, dove sono i complimenti e i ringraziamenti? In secondo luogo chi studia al DAMS dovrebbe evitare di scrivermi se intende essere preso sul serio. Terzo, what about scopare? Quando io ero un giovane studente universitario avevo altri pensieri, mi rendo conto però che i tempi cambiano e se prima uno pensava esclusivamente a sostituire il sangue nelle vene con la tequila, ora la corsa al conformismo va più di moda delle cover per iPhone con le borchie. Io ho ovviamente la cover con le borchie, per chi mi avete preso? Io, che sono la Regina del qualunquismo e la Duchessa degli stereotipi, ti insegno subito come diventare un vero hipster. Tutto quello di cui hai bisogno è una carta di credito dal grande plafond e la forza di gettare la dignità nel bidone dell’umido.
Ho fatto un po’ di ricerche nella rete e mi sono documentato per questo articolo, poi mi sono perso tra le puttanate che scrivono su VICE e sono uscito di casa perché il giornalista d’assalto che c’è dentro di me premeva per uscire. Ho osservato attentamente gli hipster di via del Pratello a Bologna, dove mi sono recato per andare nelle dark room del Bart un convegno sulle cellule staminali, e sono giunto a queste conclusioni. Riccardo tienimi la mano attraverso questo viaggio tra i risvolti abbassati e i baffi ad uncino.
In un mondo che sbrodola classificazioni di ogni sorta, l’hipster è anticonformista del conformismo, e il suo voler andare contro corrente a tutti i costi lo rende dannatamente ridicolo et scontato. Gli sforzi compiuti per non sembrare mainstream hanno esattamente l’effetto opposto: decine di ragazzi vestiti alla stessa maniera, con scarpe che tu pensi siano state acquistate nel Mesozoico e invece le hai anche pagate un rene. Zombie che denigrano tutto quello che le altre persone ascoltano, credendo di aver sepolto nel passato i sabati pomeriggio persi ad ascoltare la Disco Parade, e comprando solo dischi d’importazione che non conosce nessuno. E sta qua la grande contraddizione dell’hipster: essere a tutti i costi contro la massa finendo per diventare una massa di automi schiavi dei filtri di Instagram e dei triangoli. Perché se siamo riusciti a classificare questi individui come hipster significa che il loro esperimento di pacifica ribellione è miseramente fallito. Mollate le biciclette a scatto fisso e rendetevi conto che grazie a voi i The xx sono diventati artisti ad appannaggio di tutti gay psicopassivi come il sottoscritto. Gli hipster e la loro nostalgia del futuro, un ossimoro con le gambe magre che non mangia perché il cibo è mainstream ma beviamo tutti la stessa birra belga sconosciuta. I locali sono mainstream ma andiamo tutti a sentire il jazz alla modica cifra di euro 180. Le grandi major discografiche sono la merda ma compriamo l’ultimo singolo dei sa il cazzo chi dal nostro iPhone che ci ha comprato papà perché lavorare sarebbe disdicevole. Facciamo tutti i bisessuali perché non ci piacciono le costrizioni ma siamo tutti froci con il culo degli altri. Perdonami i francesismi, Riccardo, ma a volte nella vita ci vuole un po’ di volgarità. Guarda la Carfagna dove è arrivata per esempio. Insomma, a me gli hipster non stanno proprio simpatici, perché io non ho nessun problema ad ammettere di essere vittima del marketing e di desiderare solo quello che persone con una laurea alla Bocconi hanno deciso che deve piacermi. Non mi importa se il commesso da Foot Locker vedendomi sa già quale paio di scarpe io stia per comprare perché altri prima di me hanno chiesto lo stesso. Io me ne frego di essere categorizzato, anzi, io sono pienamente conscio di essere una capra che ascolta Lana Del Rey solo perché la ascoltano tutti. Per concludere, non sono una Emily qualunque e so benissimo che il mio maglioncino ceruleo alla fine lo metto perché lo ha deciso Oscar de la Renta. La differenza tra me e te è che non ho speso uno stipendio da American Apparel per vestirmi come un barbone artificialmente trasandato. Ecco, è successo che mi sono scaldato ed è uscito un post di grande denuncia sociale che sono sicuro domani mi chiamano al Corriere per diventare editorialista. Ma tagliamola corta Riccardo, come si veste un hipster? Io non ho il coraggio di spiegartelo, ho preferito chiedere aiuto alla seconda voce di questa rubrica, a cui cedo volentieri la parola.
Per questa puntata di LFTFB, ho compiuto le mie ricerche tra il reale ed il virtuale. Mi sono imbucato ad ogni evento supercool della Design Week milanese, ho pedinato con freddezza la cosidetta “gente giusta”. Ho perfino speso un botto di soldi per andare al Coachella Festival che è il place to be per tutti i vorrei ma non posso. Ho messo in discussione perfino i miei gusti personali. Perchè è d’obbligo essere sinceri con noi stessi ed ammettere che, in questi anni ’10, siamo tutti un po’ hipsters. Quindi ho realizzato che avevo sbagliato tutto. Avrei potuto perdere meno tempo ed energie eseguendo due semplici mosse: guardare nel mio armadio e setacciare l’internèt. Perchè è quello l’habitat naturale del soggetto che stiamo osservando. Perciò, l’outfit che vado a proporti è un concentrato di Tumblr guys, Fancy addicted, e pazze che vivono su Asos urlando come la Rossella Brescia quando comprano l’ennesimo paio di espadrillas.
1) La cosa a cui tieni di più dopo la “Paradise Edition” di “Born to Die” è la tua ironia, caro il mio hipster. Vuoi che la cosa si sappia senza il bisogno di porferire verbo? Dillo con una t-shirt. Semplice, d’impatto e capace di scatenare un durello a tutti i graphic designer presenti nel bookshop della Triennale.
2) Quest’anno è d’obbligo una stampa fiorata. Ce n’è per tutti i gusti: dal micro al macro, dal tropicale ai fiori dell’aiuola comunale. Io ho scelto questi shorts che combinano perfettamente romanticismo e quel tocco retro che non può mancare. Consigliato a chi se la sente molto Briony di “Espiazione”.
3) Uno dei must di stagione è il cappellino da ciclista. Personalmente lo trovo di un brutto che datemi una mano a dire brutto! Ma questo è un tributo ai veri protagonisti della rete: i gattini!
4) Gli occhialini tondi, per voi hispsters incalliti, fanno troppo 2011. Serve qualcosa di più audace? Armatevi di seghetto e santa pazienza perché niente è più hipster di un triangolo nero!
5) Se non hai la barba o il baffo a manubrio (cit. Filodrama), non sei un cazzo di nessuno! Verrai scacciato da ogni club underground e guardato con schifo da ogni possessore di bici a scatto fisso. Puoi porre rimedio con il foulard barbuto o con dei baffi di legno massello.
6) Già rischi il linciaggio perché sei senza peli facciali, vuoi che ti tirino dietro barattoli di marmellata vegan perché non hai tatuaggi? Corri ai ripari, pirla! Queste maniche ti salveranno la vita, credimi. Dovessero non bastare, ci sono anche i gambali.
7) Lo zaino è il tuo accessorio, punto. Niente tracolle o sportine di tessuto. Lo zaino. Questo poi ha tutto quello che ti serve. Sembra rubato ad un bambino in età pre-scolare ed è stampato a galassia. Cioè! Non sei davvero uno di loro se non ti butti addosso un pezzo di spazio! Ma ti devo dire proprio tutto!
8) Devi avere un paio di Buffalo. Anzi, se facessi le cose seriamente, rimedieresti un paio di Tower. Per forza. Grimes e Charli XCX le hanno tirate fuori dai cassonetti della rumenta delle Spice Girls e tu vuoi essere da meno? Non vuoi unirti alle schiere di gente che cita in modo convulso un decennio che non ha nemmeno vissuto in forma embrionale? Non aneli a figurare su qualche fashion blog sotto il tag Seapunk? Ecco bravo. Corri a caricare la tua Postepay!
Ancora mille grazie a Fabry e al Signor Ponza, per l’occasione di ravanare nei peggio negozi online a caccia di cose inguardabili.
Grazie Etan, grazie per aver detto quello che avrei voluto dire io e che non ho detto perché sono una psicopatica e mi è salita la carogna. Grazie per aver trovato gli abbinamenti giusti per il nostro look e grazie per esserti prestato a questo gioco della vita. E amici scusate se ho fatto un po’ la psyco, ma durante la stesura dell’articolo mi hanno fatto arrabbiare, e io sono fatto così, sono squilibrato (cit.). Dato che l’effetto delle pastiglie sta svanendo sento che è il momento di chiudere qua, vi do appuntamento a giovedì prossimo con Ask Fabry e vi consiglio di pulire per bene gli schermi dei vostri pc perché sarò protagonista di una cosa pazzesca.
“Illusion is the first of all pleasures.” – Oscar Wilde
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