La faida padre-figlia del travagliato clan Le Pen

Creato il 15 aprile 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Inchieste, scandali, faide familiari. In Francia non c’è pace per il Front National fondato nel 1976 da Jean-Marie Le Pen, oggi presidente onorario.

Sono settimane decisive per il futuro del il movimento di estrema destra francese. Dopo la discesa del patriarca Jean-Marie, anche la figlia Marine, dopo mesi sulla cresta dell’onda, pare vacillare. Il travagliato rapporto padre-figlia sembra giunto a un punto di non ritorno, e già si affaccia la rampante figura della giovane nipote Marion Le Pen.

Lo scontro “padre-figlia” sulla candidatura per le regionali

In vista delle elezioni regionali di questo dicembre, Il “padre” del Fn Jean-Marie Le Pen si è candidato capolista per la regione sudorientale Paca (Provence-Alpes-Cote d’Azur). L’auto-proclamazione incontra la dura reazione della figlia Marine, di fatto presidente del partito dopo il passaggio di testimone nel 2011.
Nella nota diffusa l’8 aprile Marine Le Pen annuncia che, nella riunione di partito utile a decidere le liste convocate di venerdì 17, si opporrà alla candidatura del padre,  prendendo inoltre in considerazione “provvedimenti disciplinari” nei suoi confronti.

“Jean-Marie Le Pen sembra entrato in una spirale che comporta una strategia volta a fare terra bruciata e a provocare un vero e proprio suicidio politico”

Marine Le Pen Photo credit: staffpresi_esj / Foter / CC BY-SA

Queste sono state le dure parole di Marine Le Pen, inaugurando per sua stessa ammissione, “una crisi senza precedenti”.
Per comprendere bene il tono aggressivo di Marine bisogna tornare al giorno prima dell’annuncio dello “scontro”.
Martedì 7 aprile in un’intervista rilasciata al settimanale di estrema destra Rivarol, Jean-Marie Le Pen rispolvera le classiche provocazioni del suo repertorio: definisce l’Olocausto un “dettaglio della storia della guerra”, difende il regime collaborazionista di Vichy ai tempi dell’occupazione nazista e attacca il Primo Ministro Manuel Valls, spagnolo di Barcellona naturalizzato francese quand’era ventenne, concludendo con un “La Francia è governata da immigrati”. La primogenita Marine, impegnata negli ultimi anni ad ammorbidire la linea guida del partito per allargare il proprio elettorato, immediatamente prende le distanze dalle parole del padre. E Il giorno dopo annuncia ufficialmente l’opposizione a Jean-Marie per la candiatura in Provence-Alpes-Cote d’Azur.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso

Le Pen Senior non è certo nuovo a queste boutade. Nel luglio dello scorso anno, chiamato da Rmc a commentare l’opposizione al suo partito da parte di figure del calibro di Madonna, Guy Bedos, Yannick Noah e del cantante di origine ebraica Patrick Bruel, aveva risposto riguardo a quest’ultimo: “Ne faremo un’infornata la prossima volta…”. Già allora Marine l’aveva bacchettato su Le Figaro:

“Con la lunghissima esperienza politica di Jean-Marie Le Pen non aver saputo immaginare in anticipo l’interpretazione che sarebbe stata fatta di quella formulazione è un errore politico di cui il Front National subisce le conseguenze.”

Interrogato riguardo il pericolo di un eccessiva immigrazione in Francia, sempre il vulcanico  Jean-Marie aveva dichiarato:

“Monsignor ebola può risolvere questo in tre mesi”.  

Inevitabili sono state le polemiche, le ire di Marine e la stoccata di Valls: “Questa è la dimostrazione che neanche con Marine Le Pen il partito è cambiato”. I danni d’immagine, fomentato dai partiti di opposizione, cominciano a far male al Neo Front National di Marine.

Tra il 2005 e il 2008 alcune dichiarazioni contro la comunità islamica francese sono costate a Jean-Marie Le Pen 20.000 euro in multe per “istigazione alla discriminazione, all’odio e alla violenza contro gruppi di persone”.

Col tempo le ingerenze di Jean-Marie Le Pen hanno finito per esasperare la figlia Marine. La stessa presidentessa di Fn si è definita, sulle pagine del Nouvel Observateur,  “schizofrenica” a causa proprio del padre. Un membro dello staff del partito ha confidato a Les Inrockuptibles: “Vive tra l’ammirazione e il mimetismo, e allo stesso tempo non lo sopporta più”. Al che l’interessato ha risposto su RTL:

“Mi vuole uccidere, tagliare il cordone ombelicale. Ma non sono ancora morto”.

Torniamo alla nota del 8 aprile. Scrive Marine Le Pen:

“Il suo statuto di presidente onorario non lo autorizza a prendere in ostaggio il Front National, a fare provocazioni così grossolane il cui obiettivo sembra essere quello di nuocermi ma che purtroppo assestano un colpo durissimo a tutto il movimento”.

Il deputato presso l’Assemblée Nationale Gilbert Collard ha già fatto trapelare che se lo statuto permettesse di privare il padre del titolo “Marine Le Pen lo avrebbe fatto da tempo”.
La convocazione per “provvedimenti disciplinari”, si legge, si è resa necessaria per “proteggere gli interessi del partito” dalle esternazioni del suo stesso fondatore.
Tuttavia il week-end scorso deve aver portato consiglio in casa Le Pen. Le Monde ha scritto lunedì 13 aprile Jean-Marie del ritiro della candidatura di Jean-Marie Le Pen al PACA (“anche se penso che sarei il miglior candidato per il Front National”) proponendo al suo posto la nipote prediletta Marion Maréchal-Le Pen. “Se devo sacrificarmi per il futuro del movimento non sarò io a provocare danni”. Poi, rivolgendosi alla figlia come a un estranea:

“Madame Le Pen deve porsi la questione di sapere se quello che fa è utile agli interessi che pretende di servire. Andrò a difendermi, ovviamente, ma anche ad attaccare. Non capisco perché agisca così: sta provocando l’esplosione del partito. Poteva vincere, e invece si crea da sola delle difficoltà con il fondatore del partito. Che, tra l’altro, è anche suo padre”.

Una faida familiare che viene dal passato?

Ma come si è arrivati a questo punto? Per capire le ragioni di fondo che hanno portato il patriarca e l’erede ai ferri corti può essere d’aiuto ripercorrere la travagliata storia di famiglia, quella del partito e dei recenti guai giudiziari.
Ne emerge un quadro ricco di aneddoti, tradimenti e intrecci degno da far invidia a una soap opera sud americana.

Jean-Marie Le Pen nasce in Bretagna nel 1928. Figlio di un pescatore saltato su una mina subacquea nel 1942, viene allevato, come altri orfani di guerra, direttamente dallo Stato: diviene così un cosidetto pupille de la nation.
Negli anni ’50 si arruola nella Legione Straniera e partecipa in diversi scenari di guerra come in Indocina, Suez e Algeria, ricevendo riconoscimenti e medaglie. Riguardo la campagna di Algeria, Le Monde lo ha accusato di aver praticato la tortura e spesso si è parlato dei suoi legami con l’Oas, Organisation Armée Secrét, organismo paramilitare clandestino francese impegnato a contrastare l’indipendenza del paese nordafricano.
Nel 1960 Jean-Marie Le Pen sposa Pierrette Lalanne, con cui avrà tre figlie, nell’ordine: Marie-Caroline, Yann e Marine. Saranno nove i nipoti, nati da diversi matrimoni complicati, che legano a doppio filo il clan Le Pen con la vita politica di Francia e con il partito loro vessillo: il Front National.
Marie-Caroline lo abbandona quando con il marito migra nella formazione politica rivale, il Mouvement National Républicain di Bruno Mégret. Yann sposerà Sàmuel Maréchal, guida giovanile del partito che verrà. Yann e Sàmauel avranno tre figli, tra cui Marion Maréchal-Le Pen. Si scoprirà in seguito il vero padre di Marion: il giornalista e diplomatico Roger Auque.
Ma la più rampante delle tre figlie è Marine. Nata nel 1968 si sposa due volte, intraprende una relazione segreta che poi diverrà pubblica con Luois Aliot, oggi vice presidente del Front National. Durante la relazione segreta Alliot divenne capo di gabinetto del partito, per poi essere nominato nel 2011 al nuovo ruolo di vice dalla stessa Marine Le Pen, quando ormai la relazione era chiara a tutti.

Dalla fondazione del partito fino alla presidenza di Marine Le Pen

Nel 1976 Jean-Marie Le Pen fonda il Front National. Nello stesso anno una bomba diretta a Jean-Marie esplode nel sottoscala del palazzo in cui abita con la famiglia. Le Pen ne esce illeso e Marine, a soli 8 anni, rimarrà segnata da questo evento traumatico, cui ne seguirà un altro forse più distruttivo. Nel 1984 la madre, fugge con l’amante. “Vomitai ogni giorno per un anno e mezzo” ricorda Marine. Pierette Lalanne, ormai ex moglie di Jean-Marie Le Pen, comparirà senza veli sulla copertina di Playboy per ridicolizzare il marito. Le figlie scrivono lettere ai giornali per difenderlo, mentre la madre lo accusa di aver loro proibito di informarsi sulla Shoah. Pierrette inaugura così la tradizione di una famiglia abituata a lavare i panni sporchi sulla pubblica piazza, salvo poi tornare all’ovile pentita e attirata dal patrimonio di famiglia, addirittura per badare ai nipoti come babysitter. 

Negli anni il partito consegue risultati elettorali buoni ma quasi mai sufficienti ad ottenere seggi. Sono anni costellati dalle già citate provocazioni che contribuiscono a creare la figura di Jean-Marie Le Pen come un leader sopra le righe. Il 2002 è l’apice della carriera, Jean-Marie Le Pen, contro ogni pronostico, supera il socialista Jospin e va al ballottaggio, che perderà, con Jacques Chirac. Nello stesso anno rischia di perdere la possibilità di correre alle presidenziali per l’aggressione ai danni della socialista Annette Pleuvast-Bergeal e accarezza l’idea di candidare la nuova moglie (sposata nel 1991) Jeanne-Marie Pachos detta “Jany”. All’ultimo Le Pen cambia idea e candida la figlia Marine, aspirante avvocato che non resiste all’eredità del padre. Dopo un decennio di gavetta con incarichi minori nel partito, Marine viene eletta Presidente nel 2011, sconfiggendo con il 67% il rivale Bruno Gollnisch, appoggiato dagli integralisti cattolici.

Il cambio di linea: La rivoluzione di Marine

La faida padre-figlia affonda le sue radici in questa fase di transizione: il  passaggio dal noir Jean-Marie al bleu Marine.

Sin dal 2000 infatti, le nuove leve del partito avevano manifestato il desiderio di un cambiamento di linea: non più politiche e prese di posizione che confinano il movimento all’irrilevanza politica, bensì scelte più moderate per puntare al governo. A questa dottrina aderirono il genero Sàmuel Maréchal, la secondogenita Yann, e la stessa Marine, oltre che il suo futuro compagno Aliot.
La linea di Jean-Marie e dei “reazionari” di partito invece si assesta in maniera differente: complice Il sistema elettorale che penalizza sistematicamente le formazioni estreme senza alleati il Front National deve essere qualcosa “di diverso dagli altri” e sposare in maniera convinta le ideologie estreme senza puntare alla conquista del potere.
La giovane Marine, dal canto suo, punta su una nuova vocazione governativa, e si mette al lavoro per ripulire l’immagine della formazione dalle frange anti-democratiche, xenofobe, razziste, omofobe e antisemite che in passato hanno coalizzato tutti gli altri partiti contro il FN ai ballottaggi.
Negli ultimi tre anni avvia perciò un processo che definisce dediabolisation (dediavolizzazione). Il padre non appoggia tale linea che chiama “normalizzazione”, “pensiero unico” ed “errore politico”, contrario a un elettorato  moderato e a future alleanze strategiche.

Il processo di Marine Le Pen viene incessantemente messo in pericolo dalle uscite del padre in vista delle presidenziali del 2017 e per creare consenso attorno alla propria posizione si circonda di “fedelissimi”, ancora una volta legati strettamente alla dinastia Le Pen. Gli alleati di Marine non esitano a scagliarsi contro il vecchio leader spesso invitandolo, neanche troppo gentilmente, a concedersi una “meritata pensione” o a trovare il suo posto “al museo delle cere”. Fanno parte del gruppo fedele a Marine Le Pen il già citato compagno Louis Aliot, Fabian Philippot, acerrimo nemico interno di Jean-Marie e anch’egli vicepresidente, e Gilbert Collard, oggi uno dei due deputati eletti all’Assemblée ed ex avvocato nel divorzio Le Pen-Lalanne. “Quelli che tradiscono sono sempre i tuoi”. Ha dichiarato Jean-Marie.

Marion Le Pen, la nipote pigliatutto

Da quando l’anziano presidente onorario si è accorto quanto la sua creatura gli stesse sfuggendo di mano, avrebbe deciso di puntare su un nuovo rampollo di casa: Marion Maréchal-Le Pen, classe ’89, nipote prediletta e volto pulito che la stessa zia Marine ha portato in Parlamento nel 2012 facendone il Deputato più giovane della storia della Quinta Repubblica.
Jean-Marie punterebbe a far divenire Marion un tassello fondamentale del proprio progetto per portare freschezza all’immagine del gruppo. La sua bellezza acqua e sapone ha colpito anche i commentatori d’oltremanica per il suo “charme disarmante” e conquista l’elettorato di estrema destra nelle piazze e incursioni a sorpresa tra i banchi del mercato di cittadine in crisi.
La vicinanza al nonno è testimoniata dall’abitudine alle uscite discutibili: ad esempio tempo fa pubblicò sul profilo twitter un video sull’inesistenza dell’Islam moderato.

“Se lei accetta, credo sarà una capolista molto efficace. Di certo, la migliore. Non dico “dopo di me”, ma insomma…”.

Aveva detto Jean-Marie riguardo a Marion Le Pen nel caso della sostituzione come capolista alle elezioni regionali.

Marion è perciò la nuova carta su cui punta Jean-Marie per contrastare la figlia Marine, scaricata perché “ormai marinata”.

Le inchieste giudiziarie

Come se non bastasse lo scontro interno e le polemiche dai detrattori, ora anche i guai con la giustizia contribuiscono a rendere il clima incandescente. Già il 9 marzo Le Monde aveva rivelato un’inchiesta avviata su denuncia del Presidente dell’Europarlamento Martin Schultz dall’ufficio antifrode di Strasburgo. Secondo quanto emerso, le indagini riguardano 20 assistenti di europarlamentari del Front National, che riceverebbero rimborsi europei senza svolgere il proprio lavoro, senza essere legati al deputato con cui collaborano e pur essendo alle dipendenze di un partito, tutte cose vietate dagli articoli 33 e 43 dei regolamenti. Si parlerebbe di un raggiro ai danni dell’Europa, nella legislatura corrente, per un ammontare di 7 milioni e mezzo di euro. Mentre è notizia del 10 aprile, sempre diffusa sul sito di Le Monde, che sarebbe in corso un’inchiesta condotta dai magistrati Renaud Van Ruymbeke e Aude Buresi per finanziamento illecito, che vede coinvolti due vicinissimi collaboratori di Marine Le Pen: il senatore e sindaco di Fréjus David Rachline e l’eurodeputato e segretario di partito Nicolas Bay. Molteplici i filoni in cui si articolano le indagini. Marine avrebbe stipendiato i due in modo indiretto facendoli assumere come consulenti dall’agenzia di comunicazione Riwal, assoldata per le campagne elettorali del 2012. Si parlerebbe di circa 7.000 euro per Bay e circa 4.500 per Rachline. Coinvolta anche l’organizzazione “Jeanne”, chiamata così in onore di Giovanna D’arco, nata per la raccolta fondi per le campagne: Riwal e il suo presidente Frederic Chantillon, avrebbero elargito molteplici servizi a FN e Jeanne.  Acquisti “obbligatori” da parte di tutti i candidati di 525 kit elettorali con materiale vario, mai utilizzato, per un valore di circa 16.000 euro l’uno. Si sospetta che questo espediente alimentasse un sistema per truffare lo Stato, che rimborsa le spese elettorali ai partiti.

Marine Le Pen, che forse verrà convocata prossimamente per rendere conto delle accuse, ha twittato: “Il carattere evidentemente fantasioso dell’ultima offensiva giudiziaria dimostra che essa è di natura esclusivamente politica”.

La resa dei conti del 17 aprile

Questo è il contesto nel quale sono maturati gli attriti degli ultimi mesi, e risolutoria sarà la resa dei conti del 17 aprile, crocevia storico per il Front National.
Tra le opzioni disponibili, l’espulsione di Jean-Marie Le Pen è la più estrema e rischierebbe di alienare alla presidente il sostegno dei nostalgici della prima ora, vicini al padre. Tuttavia è difficile pensare che le si ripresenterà un’occasione simile per mettere definitivamente alla porta l’ingombrante genitore, soprattutto dopo le dichiarazioni di Philippot: “rottura totale e definitiva”; e di Aliot: “disaccordi politici ormai inconciliabili”. Queste parole hanno contribuito a creare l’atmosfera ancor più bollente.
In ogni caso, qualsiasi sarà la soluzione adottata, una spaccatura troppo traumatica potrebbe vanificare il lavoro di Marine che ha portato il partito al primo posto alle scorse europee e terzo alle dipartimentali. Staremo a vedere.

Articolo di Andrea Severina

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