L’elogio della famiglia formata da uomo, donna e più di un figlio, è stato il cuore di numerosi interventi e studi sociologici che si sono susseguiti in questi ultimi mesi. Un gruppo di psicologi delle università di UC Riverside, Stanford e British Columbia, ad esempio, ha presentato il mese scorso (qui una sintesi) uno studio dove si conclude che «le persone con figli sperimentano una maggiore quantità di emozioni positive e di senso della vita rispetto alle persone senza figli». Avere figli incoraggia all’altruismo, «crea grande soddisfazione, migliorando le relazioni interpersonali». Molto bella l’intervista del “Corriere della Sera” al sociologo Giuseppe De Rita, direttore del Censis (istituto di ricerca socioeconomica), il quale afferma: «La famiglia è l’unico luogo dove ci si sente effettivamente protetti, al sicuro, sorretti, compresi. La famiglia è “necessaria” in quanto realtà sociale ancora insostituibile». Ha parlato anche di sé, marito da 53 anni e padre di 8 figli: «una famiglia numerosa è il miglior investimento che un individuo possa fare nella sua vita».
Tra le tante relazioni tenute durante il “Congresso Teologico-Pastorale”, segnaliamo quella del prof. Luigino Bruni, docente di
Economia Politica presso l’Università di Milano-Bicocca, il quale si è soffermato sul concetto di tempo come gratuità. Interessante anche la relazione presentata (anche qui) dal prof. Pierpaolo Donati, sociologo presso l’Università di Bologna (autore di “Famiglia: risorsa per la società”, Il Mulino, 2011), che ha sottolineato come la famiglia tradizionale (quella con due figli o più), unita dal legame di fedeltà fra un uomo e una donna, è quella che rende stabile la personalità dei figli, spinge all’aiuto verso gli altri, crea personalità capaci di creatività e responsabilità nel lavoro, aiuta la coesione sociale e sia in grado di assecondare meglio il desiderio di felicità, rispetto a situazioni familiari differenti (genitori separati o conviventi more uxorio, con un solo figlio, ecc.). I fattori emersi che rendono una famiglia “virtuosa” sono stati il matrimonio e il numero di figli (addirittura, ha detto, «è meglio essere in pessimi rapporti con i propri fratelli che essere figli unici»). «Il risultato finale» – si legge nella relazione- «dice che la famiglia normalmente costituita è ancora la forza primaria della nazione, sebbene stia diventando una minoranza». Una minoranza però “più felice”, più gioiosa, anche se “più povera”. Simili risultati arrivano da uno studio dell’Istituto Toniolo, il quale ha rivelato che il 75% dei giovani (18-29 anni) -se potessero- vorrebbero il terzo figlio. Inoltre l’82% degli intervistati ha affermato di aver ottenuto dalla famiglia la capacità di guardare con tranquillità al futuro e trovando in essa supporto emotivo ed economico.
Ovviamente questi sono dati che stridono fortemente con la propaganda radicale e l’enorme pubblicità all’individualismo delle convivenze, al privatismo delle coppie omosessuali, alla penalizzazione sociale del rapporto matrimoniale. Interessante, da questo punto di vista, l’intervento del sociologo e opinionista Massimo Introvigne, secondo cui «la famiglia nasce da un dato naturale, e non possiamo reinventarla a nostro piacimento”». La crisi della famiglia «viene da lontano ed ha le sue radici nell’illuminismo. Pensiamo alle polemiche di Rousseau sulla famiglia come luogo in cui ai bambini vengono trasmesse superstizioni e cattive idee. Già allora si cominciò a mettere in discussione i legami organici. È l’esito di un processo, che annovera tre tappe. Comincia con il primato dell’individuo sulla famiglia dell’illuminismo, poi dello Stato sulla famiglia delle ideologie totalitarie del XX secolo. In fondo al tunnel c’è la negazione: la famiglia non è una realtà ma un’invenzione culturale che ognuno è libero di rifare a proprio piacimento». Questo è il grimaldello per importare la poligamia, inventare il matrimonio omosessuale, fino all’ammissibilità dell’incesto come si sta chiedendo oggi alla Corte europea. Ma, continua Introvigne, «la famiglia nasce da un dato naturale che non siamo liberi di inventare. Qui le strade divergono: per il credente tale dato è creato, iscritto in un disegno di Dio sull’universo, per un non credente tale disegno non c’è e, coerentemente, quel dato diviene modificabile».
Come ha argomentato la storica Lucetta Scaraffia, individualismo, rivoluzione sessuale (libertinismo), leggi sul divorzio, sull’aborto (con legami con la gnosi), sulle nozze gay, sono i veri responsabili della crisi della famiglia di cui oggi tutti parlano ma che nessuno vuole contrastare davvero. Tranne la Chiesa, ovviamente.