La faute de l‘Abbe Mouret
La storia d’amore tra Serge, figlio di Marthe e suo marito Mouret che comparivano nella “conquete de Plassans”, e Albine è al centro del quinto tomo della saga dei Rougon-Macquart.
Serge è entrato in seminario molto giovane e, divenuto prete, si è stabilito nel piccolo villaggio di Artaud dove la gente si manifesta poco devota.
Il giovane prete, estremamente devoto alla Madonna e ossessionato dalla paura delle tentazioni del mondo esterno, si ammala gravemente.
Il dottor Pascal, zio di Serge, decide di affidare il prete alle cure di Albine affinchè lo aiuti ad affrontare la convalescenza.
Albine abita, insieme allo zio filosofo, in una casa isolata dal villaggio dotata di un’enorme giardino chiamato Paradou.
In preda all’amnesia Serge dimentica la sua condizione di prete e s’innamora di Albine.
I due ragazzi gustano le gioie dell’amore nel lussureggiante giardino che li circonda e trascorrono giornate spensierate fino a quando il giovane prete non ritrova la memoria e torna alla sua vita di sacerdote.
Il giardino del Paradou richiama inequivocabilmente il giardino dell’Eden e Serge e Albine rappresentano Adamo ed Eva che commettono il peccato originale. Nonostante le lunghe descrizioni della vegetazione del giardino, il libro è abbastanza interessante per il personaggio di Albine, una figura selvaggia che sovverte le regole dell’ordine sociale e che richiama Serge alla sua virilità facendogli scoprire l’amore carnale.
Il romanzo termina con il tragico suicidio di Albine che, incinta, si rende conto che nulla potrà riportarle il suo amante.
Si tratta di un racconto ricco di simboli e allusioni con cui Zola lancia un’aspra invettiva anticlericale contro la religione e il potere della Chiesa.