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La favola degli “italiani brava gente”

Creato il 15 maggio 2011 da Ilcasos @ilcasos
La favola degli “italiani brava gente”

Italiani brava gente

Italiani Brava Gente.
Quante volte ci è capitato di incrociare questa innocua frasetta? Certamente migliaia, anzi milioni di volte. E se non quella testualmente, giri di parole del tipo “ma gli italiani sono sempre stati più buoni” degli altri. Chiunque siano gli altri e di qualsiasi contesto si stia parlando, tra l’altro.
Non parlo solo del confronto nazismo vs fascismo, o comunismo vs fascismo, che ancora oggi ci regala ministri della repubblica che rivendicano il secondo come meno sanguinario, più tenero, in definitiva meno dittatoriale e certamente regime composto di brava gente in confronto a quelli di Hitler, Stalin e compagnia. No, non è solo il fascismo ad essere rimosso come deviazione rispetto ad una natura di brava gente, appunto, che sarebbe intrinseca all’essere italiani. Certo ne è l’esempio più eclatante, ma non è il solo. Non sono solo alcuni, badate bene, ad avvalersi del comodo specchietto della brava gente. Non sono solo i nostalgici dei treni in orario.
Pulizie etniche, stragi di civili? Mai fatte cose del genere, siamo italiani!
E’ una favola, se mai ce n’è stata una. Ed è una favola subdola, perché consolatoria.
Se qualcuno vi dice cose come quelle di cui sopra, non è detto ci creda. Può darsi si vergogni. In questo paese s’è fatta una fiction su Perlasca il salvatore di ebrei, ma non una su Farinacci, Pavolini e gli altri che gli ebrei volevano gassarli. Si son fatte fiction sui caduti di Nassiriya, ma non sul “colonizzatore” Livraghi, che ai tropici ci andava a gestire giri di prostituzione minorile, tra una fucilazione e l’altra.
Perché? Perché i primi sono italiani, i secondi no. O meglio, ci piace pensare che non lo siano. Sono di volta in volta “fascisti”, “imperialisti”, “militaristi”, oppure “comunisti”, “terroristi” gli italiani che non ci piacciono, ma l’anima vera degli italiani è rappresentata dai primi, da quelli buoni. Sono italiani i partigiani, con qualche riserva su quelli di Porzus, e non sono italiani i repubblichini. O viceversa se più ci aggrada. Un qualunquismo al caramello che ci dispensa dall’affrontare i capitoli bui della nostra Storia.

Nel campo di concentramento di Arbe, gestito da italiani nei Balcani occupati dagli italiani brava gente, la mortalità era doppia rispetto a quella di Buchenwald; gli alpini facevano il tiro a segno con le teste dei bimbi slavi (1941-1943).
Per piegare la resistenza libica gli italiani brava gente deportarono la popolazione civile del Gebel cirenaico, donne vecchi e bambini, in campi dove in 40.000 ci lasciarono le penne; poi abbatterono a fucilate chiunque fosse rimasto a piede libero, perché in quanto non internato doveva essere considerato ribelle (1928-1931).
Gli italiani brava gente, appena diventati tali, passarono per le armi 9.860 briganti, termine quest’ultimo particolarmente ambiguo nel contesto di una guerra civile (1861-1870).
Durante la Grande Guerra fucilarono senza processo più soldati di qualsiasi altro belligerante; con processo, più del doppio in proporzione alla forza dei rispettivi eserciti; massacrarono decine di contadini nella zona di operazioni sull’Isonzo; lasciarono morire di fame e malattia almeno 100.000 italiani caduti prigionieri degli avversari, considerandoli in blocco disertori e vietando l’invio di viveri e generi di conforto (1915-1918).
Il cuoco Passanante, che aveva attentato alla vita di re Umberto qualche anno prima che l’anarchico Bresci avesse maggior successo, fu rinchiuso in una cella all’isola d’Elba collocata sotto il livello del mare; l’umidità lo rese cieco, gli fece marcire le gambe, gli rese la pelle trasparente; quando un deputato socialista andò a tirarlo fuori, era una massa gonfia di gelatina in un angolo della cella; respirava ancora (1878-primi del ’900).

Gli italiani brava gente permisero l’introduzione delle leggi razziali (1938).

Ai fratelli Rosselli fu risparmiata la villeggiatura: il servizio segreto del generale Roatta li ammazzò a Parigi (1937).

In villeggiatura, Gramsci ci rimise prima la salute e poi (1937) la vita.

La prossima volta che qualcuno vi dice che in fondo noi siamo fatti così, siamo “armi caricate a sale sole pizza amore”, fategli un favore.
Spiegategli che gli italiani tutto sono, tranne che brava gente a prescindere; esattamente come non lo sono tedeschi, inglesi, francesi, austriaci, spagnoli etc. etc.
E magari potremo un giorno provare insieme a capire la Storia di questo paese.

 

Letture consigliate:

Qualsiasi lavoro di Angelo Del Boca, in particolare se dovete rispondere a chi vi dice che libici ed eritrei dovrebbero esserci grati per qualche motivo.
I dati citati nell’articolo sono tratti da
A. Del Boca, Italiani Brava Gente?, Neri Pozza, Vicenza 2005.


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