Banksy
Due settimane fa mi sono schiantata con la macchina contro un albero: la neve, le strade di campagna, le gomme invernali ancora da infilare. Non mi sono fatta nulla, ma bye bye tredicesima. Questo, tra le altre cose, ha significato pochi e piccoli regali ai miei cari, e niente per me.
Ma quando sono stata in Sardegna durante il mio ultimo tour di presentazione di Giulietta, alla libreria Emmepi di Macomer ho comprato tre libri (sebbene non avessi spazio in valigia, non ho resistito, come al solito): uno di questi era “Il viaggio di Vittorio”, scritto da Egidia Beretta Arrigoni.
Sulla copertina sta scritto: “Questo figlio perduto, ma così vivo come forse non lo è stato mai, che, come il seme che nella terra marcisce e muore, darà frutti rigogliosi”. Appena l’ho letto ho pianto.
Il mio auto-regalo di questo Natale è trovare il tempo di leggere questo libro.
Ho iniziato stamattina, e in una delle prime pagine la mamma di Vittorio riporta alcuni temi delle elementari di suo figlio. Quando aveva nove anni, ad esempio, scrisse:
“Per volere la pace non devo fare l’egoista, non devo comandare nel gioco, non devo sentirmi superiore agli altri nè costringerli ad accettare le mie volontà. Per volere la pace devo guardare intorno a me per vedere se tutti hanno il necessario, la gioia di vivere, la libertà di parlare, di lavorare, di pregare, di amare, di vivere, proprio come me, che ho tutte queste cose e vivo bene, ogni giorno”
Una profezia della sua vita, che lontano da ogni religione e da ogni appartenenza politica è stata la miglior testimonianza umana, religiosa e politica che un italiano abbia saputo darci da moltissimo (troppo) tempo a questa parte. Lontano dalle cattedrali e dai riflettori, la sua esistenza vissuta accanto agli ultimi e agli “altri” è la storia migliore a cui riesco a pensare per questo Natale.
La storia di una madre meravigliosa, umile e speciale che ha perso un figlio, ammazzato per le strade della Palestina mentre cercava di aiutare i meno fortunati. Vi dice niente?
Ne nascono pochi di uomini così, ed è difficile accettare che muoiano spesso troppo presto.
Noi invece rimaniamo qui, esseri umani che non fanno la differenza in niente.
Rimaniamo qui in un mondo pieno di cancheri vergognosi che riempiono i parlamenti, le chiese, le borse, i mercati. Cancheri vergognosi sempre troppo longevi.
Buon Natale, perché ne abbiamo sempre più bisogno.