Magazine Diario personale

La favola della casa blu ...

Da Gabrella

La favola della casa blu ...
Marc Chagall - La casa blu (1917)

Comeho più volte ho ripetuto nei vari post di questo blog, l’arte è un mezzoeccezionale per parlare di noi stessi offrendoci quel vocabolario emozionaleche spesso non troviamo con le parole; in questo articolo vedremo come un’operad’arte possa diventare un contenitore emotivo su cui proiettare parti di noistessi.Diseguito un esempio di come l’immagine di un quadro sia in grado di  stimolare il racconto di una favola….

“C’erauna volta una casetta piccolina che se ne stava sola sola su una collina aguardare sempre, in lontananza, le belle case grandi del paese vicino. Tutti igiorni si chiedeva: “Chissà se un giorno anch’io diventerò bella e grande comeloro? Magari potrò essere la principessa delle case e tutti mi ammireranno, perchéanch’io avrò finestre bellissime, ampie e con vetri preziosi. Le mie murasaranno alte, colorate e piene di fregi importanti. Tutte mi invidierannoperché nessuna casa sarà così perfetta come sarò io!”Mail tempo passava e la casetta ogni tanto perdeva un pezzo, cadeva una finestra,si apriva una crepa nel muro, il tetto perdeva acqua in tanti punti eaddirittura un bel giorno cadde giù la porta. Tutti potevano entrare senzachiedere permesso a nessuno e comunque lei restava lontana dalle altre case sempresola a guardare. Poi si rese conto che tutte le ferite che venivano fatte allesue mura e al suo tetto prima o poi l’avrebbero fatta crollare. Fu così chedecise, che nonostante tutti i suoi buchi e i pezzi cadenti, doveva farequalcosa. Non poteva arrendersi e anzi capì di dover partire proprio da quellecrepe, perché la Vita dà la possibilità a tutti di creare bellezza con quelloche si ha. La primissima cosa che dovette fare fu quella di imparare aperdonare le altre case che l’avevano ignorata e lasciata sola per tanti anni epoi se stessa per tutti quei buchi e quelle crepe che aveva addosso. Non eraper niente facile, ma l’aiutò moltissimo girare lo sguardo da altre parti.Infattiiniziò a guardare in su, verso le vette del Mondo e in giù, verso le profonditàdella Terra e ciò che vide gli piacque moltissimo. Su vide Libertà e giù videVerità. Cominciò così a sentirsi una casa piena, “sgarrupata”, ma piena. Questonon succedeva sempre, però adesso succedeva! La colpì tantissimo vedere chevicino a lei c’erano degli alberi che non aveva mai considerato e gli uccellinispesso si riparavano sotto il suo tetto. Il suo sguardo non arrivava più solofino al villaggio, andava oltre e si accorse che dalla sua collina potevavedere addirittura il mare. Ecco che improvvisamente in un bel giorno di sole,iniziò a cantare! Non era un canto perfetto tanto meno speciale, però erasicuramente un canto d’amore! Quel canto arrivava fino al paese delle bellecase grandi che aveva osservato per tanti anni, ed ora erano proprio loro cheguardavano lei! Ma lei ancora non capiva perché lo facessero: lei era solo unacasetta piccolina diroccata e solitaria! Perché ascoltavano il suo canto?Perché la guardavano e sembrava la chiamassero? Non riusciva a capire!Allafine la piccola casetta si guardò e vide che era diventata tutta blu enonostante tutte le ferite che aveva addosso era bellissima.Nonriusciva a crederci!Anzierano proprio quelle ferite, quelle crepe, la sua storia e la sua solitudineche l’avevano resa unica, irripetibile, blu e bella! ….. “

AntonellaOrecchio



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